Napoli, dipendente Anm insulta una turista: “Giapponese di m***a”


Episodio increscioso alla biglietteria della metro 1 della stazione Garibaldi a Napoli. Un dipendente Anm ha insultato una turista giapponese che gli aveva semplicemente chiesto di convertire in monete una banconota di 10 euro. Il fatto è stato raccontato, su Facebook, da un ragazzo che ha assistito alla scena incredulo e impotente.

“Intorno alle 20 sono all’ingresso della metro linea 1 di Garibaldi, dinanzi al gabbiotto dell’Anm Napoli per fare i biglietti – inizia così il post del giovane – Mi precede una ragazzina giapponese – o comunque orientale – che chiede all’addetto di cambiargli 10 euro, in inglese. L’addetto, forse, pensa che la ragazza voglia comprare un biglietto, ma siccome non capisce l’inglese, né lo parla, fa come molti miei concittadini fanno ad uno straniero: urla. Le urla in faccia se vuole comprare un biglietto, come se lei fosse sorda. Vedendo il disagio della ragazza, intervengo dicendo che vuole cambiare i soldi. “Ho capito, ho capito!”, bofonchia l’uomo. La ragazza gli da i dieci euro e il tizio glieli torna in monete, che la ragazza prende un po’ impacciata, causa situazione e borse, perdendo qualche istante: “EH JAMM GIAPPONESE E MERD, PIGLIATI STI CAZZ E SOOOOOORD”, urla l’uomo. La ragazza va ancora più nel panico e non senza difficoltà racimola i soldi e ringrazia. L’uomo rincara la dose “ma vafangul!”. La ragazza si gira, mentre andava via, tra l’interdetto e lo spaventato, ringrazia di nuovo in inglese, ma nessuna risposta. Compro io il biglietto, ringrazio e saluto, ma neanche io ricevo risposta, per cui non era problema di lingua ma di linguaggio”.

Il ragazzo, mortificato per la scena e la maleducazione gratuita dell’uomo, ha aiutato la ragazza fornendole un consiglio per comprare il biglietto in un’eventuale prossima volta: “Quando ho visto la ragazzina inserire le monete nella macchinette, quelle dove vi è scritto “from the rest” per “da’ il resto”. A causa dei modi e dell’ignoranza linguistica dell’addetto di ANM, la povera non aveva capito che al gabbiotto vendevano i biglietti. Mi sono avvicinato e nel mio inglese scolare le ho detto che, for the next time, potrà comprarli lì, magari sperando in un addetto diverso”. 

Alla fine del post, che sta facendo il giro dei social, la riflessione del ragazzo: “Questa è “la città dell’accoglienza”, la “città della solidarietà”, la “città antirazzista”. La città dove Ibrahim Manneh è morto come un cane. La città dove tra narrazione interna e realtà c’è un divario incolmabile”.

E qualche domanda ce la facciamo anche noi, dopo episodi del genere. Inclusione, cultura, turismo, sono termini associati a Napoli sempre più spesso, eppure c’è ancora moltissimo da lavorare.

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