Caivano. Al Parco Verde le case le assegnava il boss: questi i “requisiti” richiesti

Il Parco Verde di Caivano


Il Parco Verde di Caivano, salito agli onori della cronaca nazionale per il caso di Fortuna Loffredo, la piccola uccisa il 24 giugno del 2014, è a tutti gli effetti un anti-Stato. I magistrati hanno scoperto che nelle case del parco Verde c’è un processo di selezione non conforme alla legge. Chi lo gestisce? I boss della camorra. Tutto passa per i clan, che decidono chi deve entrare, gratis, nelle case popolari del Parco. Almeno cento famiglie potrebbero averle occupate senza alcun titolo.

Quali sono i “requisiti” per ricevere l’abitazione? Di certo non la dichiarazione dei redditi. Piuttosto, l’avere precedenti penali o familiari in carcere, oppure essere un pusher al servizio del clan. Qui tutto funziona come in “Gomorra”, tutto è nelle mani dei boss che controllano ogni perimetro del Parco. Così, gli scantinati sono destinati alla custodia delle armi, in tutti gli angoli si spaccia la droga e agli ingressi ci sono le vedette.

Qui c’è omertà, paura e soprattutto anarchia. Ma questo si sapeva già.

La Direzione distrettuale antimafia di Napoli, comunque, riporta Il Corriere del Mezzogiorno, ha aperto un’inchiesta, e cerca quei nomi scelti dal capoclan. La Corte dei Conti della Campania, invece, è pronta a chiedere al comune di Caivano i danni per le mancate riscossioni dei canoni che per anni si sono volatilizzati.


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