Coronavirus, l’esperto: “Sensibile al caldo ma non scomparirà. Vaccino? Poco efficace”


Il coronavirus ci darà tregua durante l’estate, ma non scomparirà del tutto. Ad affermarlo è Pasquale Mario Bacco, medico legale e ricercatore di Meleam, società specializzata in medicina del lavoro, che è stato intervistato da AdnKronos. Egli ha affermato: “Sars-CoV-2, come tutti i coronavirus, è condizionato in maniera determinante dal clima. In laboratorio abbiamo visto che, aumentando di pochi gradi centigradi la temperatura dei terreni di coltura e quindi portandola all’intervallo di 25-30 gradi, circa il 53% dei ceppi non sopravvive e il restante dimostra un’attività circa 12 volte inferiore“.

“In estate si prevede che il virus presenterà un’attività molto limitata con scarsissima aggressività, ma siccome riesce a sopravvivere, probabilmente riapparirà con lo scendere delle temperature. Insomma, non se ne andrà via del tutto. La mia idea è che non sparirà, come invece ha fatto la Sars”.

Il Covid-19, dunque, potrebbe ripresentarsi in autunno quando le temperature scenderanno, specialmente nelle zone che registrano climi più rigidi: “sensibile al clima, Sars-CoV-2 si manifesterà sempre in maniera più incisiva nelle zone più fredde d’Italia“.

Attenzione particolare, poi, per quanto riguarda le mutazioni. Ad oggi, come dimostra un altro studio, ne sono già state individuate più di seimila, di cui diverse che hanno causato una minore aggressività del coronavirus. Tema importante quando si parla di vaccino: “Il virus alla nostra osservazione presenta delle sensibili mutazioni, realizzate anche in tempi brevi. Questo ci fa pensare sempre di più che sia scarsa la possibilità di realizzare un vaccino che possa essere oggettivamente efficace per un tempo meritevole di considerazione. Al momento le mutazioni osservate riguardano soprattutto zone genomiche definite ‘introni, per definizioni scarsamente codificanti”.

Più volte è stato infatti annunciato che il vaccino dovrebbe essere pronto a giugno del 2021, ossia tra un anno. Durante questi mesi, perciò, potrebbe assumere una forma tale da rendere inefficaci i vaccini, poiché studiati per un virus che appariva in maniera diversa.


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