Il giovane è morto a poche ore di distanza da Salvatore Caliano, precipitato dal quarto piano di un palazzo di via Duomo a Napoli mentre puliva il lucernario di un ascensore. Il tutto per 35 euro a soli 21 anni, una vita giovane e già ricca di sacrifici, come ha scritto Carmen, la sua fidanzata. Salvatore lavorava in un bar, ma non disdegnava lavoretti extra per portare qualche soldo in più a casa: alla faccia di chi afferma che i giovani, specialmente al Sud, sono scansafatiche e aspettano il reddito di cittadinanza.
Nel frattempo un’altra giovanissima vita, quella di Aniello, si è spenta. Quella dei suoi cari è stata travolta dal dolore. Di lavoro non si dovrebbe morire, non nel 2018, eppure succede. E succede mentre intorno i temi caldi sono considerati altri, come un calciatore o i capricci di un politico. Ai giovani che cercano lavoro o che lavorano in condizioni da terzo mondo, invece, chi ci pensa?