Ancora interrotte le strade per il Vesuvio: danni elevati, la figuraccia è mondiale


A distanza di tre settimane dalla piccola frana che ha interrotto l’unica strada che porta al cratere del Vesuvio, la sommità del vulcano è ancora inaccessibile a causa dei tempi biblici con cui si svolgono i lavori. Un grande danno agli operatori turistici che lavorano sul Vesuvio era stato già inferto dal catastrofico incendio del 2017. Così, il secondo sito più visitato della Campania dopo Pompei resta isolato, deludendo le aspettative di chi viene dall’altra parte del mondo proprio per salire sul vulcano più celebre del pianeta. Una figuraccia estremamente imbarazzante, senza considerare i danni economici ingentissimi.

Confesercenti Campania e la FIGAV (Federazione Italiana Guide Alpine e Vulcanologiche) lamentano la precarietà delle vie d’accesso al Vesuvio, rese impercorribili dopo il maltempo che si è abbattuto sulla Campania lo scorso 23 novembre.

È infatti dal giorno dopo, dal 24, che il secondo sito campano per numero di visitatori (dopo Pompei) è chiuso, negando la visita ai tanti turisti presenti in Campania e tutto per una piccola frana proprio del 23 che si ebbe a quota 800 metri.

Si ricorda inoltre che la Strada Provinciale 114 che da Ercolano porta a quota mille per l’accesso al “Gran Cono” è ancora chiusa per lavori di sicurezza, in conseguenza dell’incendio che devastò gran parte del Parco Nazionale nel luglio del 2017.

«Questa chiusura – afferma il presidente della FIGAV Paolo Cappelli -, oltre a danneggiare l’immagine turistica e i tanti visitatori che sono costretti a fare “dietro front”, sta danneggiando particolarmente l’indotto vesuviano, che si vede costretto a stringere i denti e sperare nella velocità del ripristino. Abbiamo ricevuto lamentele sulla lentezza dei lavori da parte di tour operator, vettori, taxisti, ristoratori e guide, che si vedono ancora una volta domande senza risposte».

I lavori, che sta svolgendo un gruppo della forestale, consistono nell’abbattimento di alberi, in prevalenza pini, logicamente morti, che potrebbero cadere in conseguenza di una bomba d’acqua o di un temporale intenso. «La messa in sicurezza – prosegue Cappelli – avrebbe meritato lavori in programmazione già qualche mese fa e non in emergenza e in un periodo così importante come quello natalizio. Non è facile garantire la sicurezza in zone boschive come quelle del Parco Nazionale, soprattutto in tempi nei quali il clima sta impazzendo, ma non si capisce perché si è dovuto aspettare un anno e mezzo, ed una piccola frana, per iniziare, e non programmare il tutto in tempi più ragionevoli e nei mesi di scarsissima affluenza di turisti».

Sabato è in programma un sopralluogo che potrebbe produrre la riapertura della strada, o almeno è quello che Confesercenti/FIGAV auspicano, insieme all’esortazione per i Carabinieri della Forestale di aumentare le unità lavorative impegnante nel ripristino.

Sul tema è intervenuto anche il presidente Confesercenti Interregionale (Campania e Molise) Vincenzo Schiavo: «La questione è abbastanza grave, tenere chiusa la strada e non intervenire crea un duplice danno, di immagine e turistico. Siamo alle porte delle feste di Natale e con il boom di turisti è un autogol non offrire la possibilità di visitare un sito così importante come quello relativo al Vesuvio. È controproducente anche intervenire in questi giorni, a ridosso del Natale, a distanza quasi di un mese dal maltempo. Lo è per le aziende turistiche ma anche per i turisti e cittadini. Il danno è per tutti e anche di immagine: i cittadini dei paesi vesuviani possono anche aspettare e rimandare una visita al cratere, ma non i turisti. Pensiamo a quelli vengono dagli Stati Uniti o da altre parti del mondo: è mai possibile privare loro di questa chance dopo essersi sobbarcati ore e ore di viaggio?».


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