Economia, previsione sull’occupazione: -10% al Sud, -5% a livello nazionale


Il mondo del lavoro vive un momento di profonda incertezza per effetto della crisi economica ed occupazionale innescata dalla pandemia. Nonostante gli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione in deroga e il blocco dei licenziamenti collettivi, le imprese italiane si interrogano sulle opportunità dei prossimi mesi.

Le intenzioni degli imprenditori emergono chiaramente da uno studio condotto dall’agenzia per il lavoro ManPowerGroup  che ha interrogato i datori di lavoro sulle intenzioni di apportare nuove assunzioni nel prossimo trimestre Luglio-Settembre 2020. Secondo i dati raccolti a livello nazionale la previsione netta è del -5%, percentuale mai così bassa negli ultimi sei anni.

Timori fondati su una ripresa vacillante dopo il lento ritorno alla normalità imposto dal lockdown come estrema misura per contenere il rischio di nuovi contagi da Coronavirus. A vivere i maggiori affanni a livello territoriale sono le regioni del Nord-Ovest, dove il virus è esploso in tutta la sua forza e al Sud, già investito da una precaria struttura produttiva. Per le regioni meridionali, nonostante l’inconsistenza della diffusione del virus, la crisi è palpabile raggiungendo il -10% (il doppio rispetto al dato nazionale, ndr) sulle intenzioni di nuove assunzioni.

Dati impietosi per le aree del Mezzogiorno già da decenni impossibilitate a colmare il gap economico e infrastrutturale con il resto del Paese per una totale mancanza di una politica unitaria, storicamente votata a coccolare la cosiddetta locomotiva d’Italia relegando il meridione all’eterno ruolo di subalterno con continue sperequazioni in tutti i settori nevralgici, ampliando il divario Nord-Sud.

Rimane di attualità il tema lanciato dalla Svimez che già a metà aprile allertava di un pericolo default per le regioni della Bassa Italia. I due mesi di confinamento costeranno in termini di ricchezza e opportunità di più a quelle regioni già in grossa difficoltà. E i dati sulle previsioni dei nuovi occupati sembrano confermare i timori dell’Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno.

 


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