La follia di Netanyahu: “Sono in missione storica e spirituale per un Israele più grande”

Benjamin Netanyahu e le farneticazioni del Grande Israele


Netanyahu ha affermato che sente per sé una “missione storica e spirituale” indirizzata alla costituzione di un “più grande Israele”. Uno stato, cioè, di estensione maggiore rispetto a quello attuale. D’altra parte risalgono a pochi giorni fa due elementi: la decisione comunicata esplicitamente di invadere e annettere la Striscia di Gaza e l’annessione formale da parte della Knesset, il Parlamento israeliano, si annettere la Cisgiordania (Giudea e Samaria). Nell’ultimo anno, inoltre, Netanyahu ha rosicchiato anche delle parti di Libano e di Siria, espandendo ancora di più il proprio territorio.

Netanyahu, Israele e la Terra Promessa

Netanyahu ed i fondamentalisti israeliani utilizzano la locuzione Grande Israele per riferirsi all’estensione della “Terra Promessa”, la cui mappa è deducibile nella Genesi e che si estende dal Nilo all’Eufrate. Un territorio quindi immensamente più grande di quello attuale, che ricomprende una porzione considerevole di Egitto, oltre agli interi Libano e Giordania, la gran parte della Siria e perfino dell’Iraq.

Una dichiarazione che, detta così, contiene implicitamente una promessa di guerra verso gli stati e le popolazioni confinanti, con il governo di Israele che ritiene di avere diritto a quei territori poiché “promessi” da Dio diversi millenni fa. Cos’è questo se non fondamentalismo religioso, identico a quello che viene imputato ad alcuni regimi islamici?

La Grande Israele così come descritta nella Genesi

Uno Stato in guerra perenne di espansione

Se le cose stanno così, allora è lecito aspettarsi altre centinaia di migliaia di morti, altra distruzione, altri genocidi. La Striscia di Gaza è ormai praticamente rasa al suolo, mentre parte dell’opinione pubblica israeliana (oltre ad alcuni membri del Parlamento e del governo) continua a ritenere i bambini meritevoli di morte. Continua a ritenere dei terroristi dei piccoli esseri umani di pochi mesi di vita. Un livello inaccettabile per qualsiasi essere umano.

Il bilancio delle operazioni terroristiche e genocide di Israele nel frattempo si aggrava sempre di più. All’alba, riferiscono fonti verificate da Al Jazeera, sono stati uccisi almeno 65 palestinesi. I bombardamenti sono stati intensificati ed hanno colpito anche i campi profughi. I morti a causa della fame sono saliti a 235, di cui 106 bambini. Dal 7 ottobre ad oggi Israele ha ucciso 61.722 palestinesi.


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