Genitori ansiosi? Arrivano le app per controllare i figli


I ragazzi di oggi, a partire da 10 anni, dispongono del proprio smartphone o di un tablet. Ufficialmente questo “beneficio” viene concesso da genitori preoccupati con la speranza di poter rintracciare sempre i figli quando sono fuori casa. Tuttavia, come ben sappiamo, l’essere reperibili è l’ultimo pensiero di tutti gli adolescenti e i telefonini diventano il presupposto per fare tutto, eccetto che parlare con i genitori. Telefonate su telefonate senza risposta, messaggi ignorati e chat tenute chiuse da giovani che, in realtà, passano una vita con il cellulare avanti agli occhi.

Qualche genitore, però, più avvezzo alle ultime tecnologie, ha deciso di ribellarsi con la stessa arma: ultimamente stanno nascendo sempre più applicazioni per smartphone e tablet in grado di controllare o addirittura bloccare i telefoni dei figli meno “collaborativi”. E’ il caso di Sharon Standifir, veterana della guerra del Golfo, che, stanca di non ricevere mai risposte dal figlio adolescente, ha inventato “ignore no more” (Basta Ignorare), un’app che permette di rendere inutilizzabile lo smartphone del ragazzo in caso di mancata risposta a una chiamata della madre. In pratica il meccanismo funziona in questo modo: quando il giovane ignora una telefonata, il suo telefono viene automaticamente bloccato da uno schermo nero e può essere sbloccato solo richiamando la madre o uno dei numeri decisi dalla genitrice.

Se pensate che questa trovata sia troppo drastica, considerate che ci sono app ben più invasive con lo stesso scopo. “Teen Safe” (Salva Ragazzi), ad esempio, consente ai genitori di accedere a tutti i dati dello smartphone del figlio, in qualunque momento. Posizione attuale, messaggi e telefonate, effettuate e ricevute, persino se si trova in auto con un conducente ubriaco. Stesso criterio di “Canary” che invia un allarme alla famiglia ogni volta che il ragazzo telefona a qualcuno o chatta mentre è alla guida. “Life360” invita il giovane malcapitato a “fare rapporto” della sua posizione e della sua attività ogni tot di tempo, quasi come se dovesse firmare per la libertà vigilata.

Per quanto conoscere la vita, le attività e le conoscenze dei propri figli possa essere il miglior modo di proteggerli e conoscerli, forse questi non sono i metodi più indicati. La fiducia dovrebbe essere la prima cosa da regalare ad un ragazzo, prima ancora del telefonino, e, di certo, controllandolo come un prigioniero gliela si toglie. Il nostro mondo sta ignorando sempre di più l’importanza di parlare, di chiarirsi e di fidarsi senza ricorrere alla tecnologia.


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