Ennesimo scippo alla città: L’archivio sonoro di Napoli trasferito a Milano


La nostra terra e la nostra cultura sono conosciute in tutto il mondo anche, e sopratutto, per le canzoni che dalle bocche di emigranti o semplicemente per la loro potenza poetica hanno attraversato gli oceani e raggiunto le orecchie più disparate. Dagli USA alla Cina chiunque sentendo un semplice motivetto di una nostra canzone è in grado di rapportarla a Napoli, quello che si usa dire “universale”. Eppure, questo patrimonio artistico immenso ha bisogno di essere tutelato dalla forza più pericolosa al mondo: il tempo. Già ai giorni nostri risulta difficile ascoltare un vecchio vinile o una musicassetta di pochi decenni fa, fra altri decenni, probabilmente, la tecnologia si evolverà al punto da non poter recuperare CD e formati digitali. Ecco quindi la necessità di un archivio sonoro che conservi il patrimonio musicale di Napoli.

archivio canzone napoletana

L’idea era nata quindici anni fa da una collaborazione tra il Comune di Napoli e radio-RAI:  l’archivio prese vita a Napoli, raccogliendo 25.000 brani: da Caruso ai 99 Posse, da Sinatra a Gigi D’Alessio, Mario Merola ed Elvis, l’intera storia della canzone, napoletana e non, racchiusa in un eterno jukeboxe. Un progetto ambizioso ed utile alla nostra cultura, ma che, come molte cose interessanti, ha incontrato sin da subito una prematura fine. Questioni burocratiche e scarso interesse delle istituzioni hanno portato alla chiusura quasi immediata dell’archivio sonoro di Napoli.

Come ultima beffa, un comunicato stampa di radio-RAI annuncia che un nuovo archivio storico della canzone napoletana, è nato a Milano, “sotto la Madunina”. “L’operazione porta a Milano, sotto la Madunina, nella prestigiosa mediateca di Santa Teresa, l’Archivio storico della canzone napoletana, – si legge nel comunicato – il jukebox della melodia perduta, il più grande museo virtuale della canzone italiana, nata, appunto, a Napoli, ed emigrata a Milano, dove trovò editori e discografici in grado di farle assumere una dimensione industriale, ma anche nuove prestigiose firme ed autori e, soprattutto, una platea di emigranti alla ricerca di madeleine proustiane in grado di riconnetterli con le proprie radici.”

“Insomma, nell’epoca della riscoperta dei dialetti, il napoletano lingua nazionale ed internazionale della canzone si fa portatore di un progetto di federalismo melodico. – conclude radio-RAI – Canta Napoli, a Milano, sotto la Madunina, dove le canzoni non saranno nate, ma sono spesso cresciute e bene! Forse su questo non si può dare torto al comunicato: qui a Napoli proprio non siamo capaci di valorizzarci e riusciamo solo ad aspettare che qualcuno venga a rubare tutto ciò che abbiamo creato per poi lucrarci, si, ma a casa sua.


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