La BBC: ecco che cosa fare in caso di attacco terroristico


Camila Ruz della BBC, dopo gli attacchi terroristici dello scorso novembre a Parigi che hanno provocato 130 morti, ha intervistato alcuni esperti in materia di sopravvivenza per chiedere loro quali azioni si dovrebbero compiere qualora si fosse coinvolti in un attentato.

ESSERE PREPARATI

Molti sopravvissuti agli attacchi di Parigi hanno affermato di aver scambiato le raffiche di proiettili per fuochi d’artificio. In tal modo noi non rispondiamo alla realtà, ma a un modello errato che si trova nella nostra testa, diventando vulnerabili. Il tempo necessario a capire che sta accadendo davvero potrebbe essere letale. Quello che dobbiamo fare secondo John Leach, psicologo esperto in dinamiche di sopravvivenza e istruttore militare di sopravvivenza, è domandarci come ci comporteremmo nel caso andasse tutto storto. Potrebbe funzionare, per esempio, annotare mentalmente dove si trovano le uscite di emergenza: durante l’attacco al Bataclan, infatti, una guardia ha fatto uscire varie persone da un’apertura di sicurezza mettendole in salvo.

REAGIRE IN FRETTA

Leach ha sottolineato che soltanto il 15% delle persone, in situazioni di pericolo, compie gesti utili a salvare la propria vita, mentre il 75% è troppo disorientato e confuso per reagire e resta immobile. Il rimanente 10% invece mette in pericolo sé stesso e gli altri, agendo in modo da ridurre le proprie chances di sopravvivere.

DIVENTARE UN BERSAGLIO PICCOLO 

Ian Reed, ex soldato inglese e istruttore militare, afferma che “dove si è al riparo dalla vista si è anche al riparo dalle pallottole”. Bisogna perciò diventare un bersaglio più piccolo, ad esempio sdraiandosi a terra o, molto meglio, riparandosi dietro qualcosa che possa funzionare come schermo per non essere visti né colpiti. Un muro di cemento sarebbe l’ideale.

Alcuni sopravvissuti a Parigi lo hanno fatto istintivamente coprendosi con i tavoli, mentre una coppia irlandese è sopravvissuta facendo finta di essere morta. Bisogna fare silenzio e non muoversi perché, sempre secondo il racconto di alcuni sopravvissuti, ogni volta che vi era un movimento ripartivano gli spari. Alcuni si sono salvati fuggendo mentre i terroristi ricaricavano le armi: si tratta di una cosa molto rischiosa, ma in alcuni casi può funzionare.

CONTRATTACCARE

Aggredire un uomo armato può funzionare in determinate situazioni. Nell’agosto 2015 un attacco a un treno è fallito, in Francia, perché quattro uomini hanno sopraffatto il terrorista. Di questi quattro, però, uno apparteneva alla guardia nazionale e un altro all’aeronautica, e l’arma del terrorista si era inceppata.

Reed afferma che non è una buona idea idea attaccare senza avere un’adeguata preparazione, metterebbe soltanto in un maggiore pericolo di vita. È importante ricordare che molti terroristi agiscono in gruppi e parecchi indossano degli esplosivi. Un uomo di nome Adel Termos ha salvato dozzine di persone immobilizzando un kamikaze da dietro, ma le bombe sul corpo dell’attentatore sono esplose e sono morti sia il terrorista che Termos.

James Alvarez, psicologo e negoziatore di ostaggi, però dice che è importante essere comunque preparati a lottare. Ai terroristi infatti non importa negoziare, non vogliono prendere ostaggi, ma misurano la buona riuscita del loro operato a seconda del numero di morti che riescono a fare. “So che verrò ucciso, ma non voglio andarmene facilmente”, aggiunge Alvarez.

DOPO ESSERE SCAPPATI

Dopo essersi messi in fuga è importante allontanarsi il più possibile e restare vigili. Secondo Reed è importante mettersi quanto più a sicuro sia possibile dietro qualcosa che possa funzionare da barriera e recarsi dalle autorità più vicine per essere aiutati. È pericoloso unirsi a grossi gruppi e prendere i mezzi pubblici, poiché è molto probabile il verificarsi di nuovi attacchi. Le forze dell’ordine, invece, potrebbero conoscere meglio la situazione.

AIUTARSI A VICENDA

Le possibilità di essere coinvolti in un attacco terroristico sono molto basse, ma se accade le chances di sopravvivere aumentano collaborando con gli altri. Lo afferma Chris Cocking, psicologo esperto in comportamenti delle masse. Dopo gli attacchi del 7 luglio 2015 a Londra, Cocking ha rilevato che la maniera più veloce ed efficace di sopravvivere è che le persone lavorino insieme per salvarsi, aggiungendo che è una falsa credenza che le persone in situazioni estreme cerchino solo di salvare sé stesse.


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