Diventare mamma al sud è sempre più un dramma: ecco le regioni in cui è più facile


La maternità, un tempo consueta attività della donna e status imprescindibile nell’età adulta, ora sembra quasi diventare un lusso. La donna, tra le cure familiari, la crescita dei figli e l’incastro in un mondo del lavoro scarno e non egualitario, è paragonabile ad un’equilibrista. 

Lo dice il rapporto di Save the Children sulla situazione della madri italiane. L’organizzazione internazionale, sulla base di indici mondiali, ha stilato una classifica circa le regioni in Italia in cui è più facile essere madri.

Lo studio è stato effettuato su indici basilari: Cura familiare, lavoro e servizi pubblici per l’infanzia sono, infatti, le tre dimensioni del nuovo Mothers’ Index (Indice della Madri) di Save the Children. Ed è emerso che la regione più mother friendly risulta essere il Trenitno Alto Adige, al primo posto della classifica, seguita da Valle d’Aosta (2), Emilia Romagna (3), Lombardia (4), Toscana (5), Piemonte (6) ed altre regioni settentrionali.

Solo a fine classifica arriva il meridione, sottolineando il divario tra nord e sud sulla condizione del lavoro, ma soprattutto della donna: ultima, infatti, in classifica è la Calabria, che si piazza 20esima, preceduta da Puglia (16°), Basilicata (17), Sicilia (18) e Campania (19).

Senza dubbio, contano i contesti sociali in cui nascono i nuclei familiari, ma non si tratta di meriti o demeriti territoriali, tuttavia delle immancabili conseguenze alla fallimentare politica istituzionale che non tutela la condizione della donna, generalmente.

Il lavoro casalingo e il tempo dedicato alla famiglia viene sottovalutato all’interno del sistema sociale vigente, in cui si è vincitori solo se in possesso di una brillante carriera lavorativa. L’età media delle mamme italiane è 31,5 anni. È sempre più difficile conciliare il lavoro, già discriminante nelle categorie sessuali e l’attività di madre.

L’8,7% delle donne, in Italia, ha subito le dimissioni forzate in caso di gravidanza. Molti non sanno che esistono le dimissioni in bianco: ossia firmare le dimissioni preventivamente, nel caso un giorno si contragga gravidanza, proprio come una patologia, un virus, da eliminare dall’ambiente lavorativo.

Le donne, in Italia, rappresentano solo il 27,6% dei dirigenti: pertanto i ruoli manageriali sono per lo più affidati agli uomini, senza contare la differenziazione salariale.

“Al di là della mappatura regionale sullo stato delle madri, con questo rapporto abbiamo anche cercato di leggere la realtà del nostro Paese dal punto di vista delle mamme. (…) Donne che si ritrovano a svolgere, anche loro malgrado, un ruolo predominante nell’assicurare il benessere di bambini, adulti e anziani, senza alcuna retribuzione, ma pagando, al contrario, e in prima persona, un prezzo molto elevato nel mancato sviluppo personale e professionale”,  ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Senza contare l’aumento dei divorzi (+100%) e delle separazioni (+70%) che vede crescere il numero di donne sole, le quali si fanno carico della totale cura dei figli, nel quotidiano: quasi una mamma su due (45,5%) tra i 35 e i 54 anni separata o divorziata vive da sola con i figli, contro l’8,4% degli uomini.

Con l’aumento del numero di figli, si riduce, inoltre, in Italia, il tasso di occupazione:  tra i 25 e i 49 anni il tasso di occupazione materna con 1 figlio è pari al 58,6%, ma si ferma a 54,2% se i figli sono 2 e non supera il 40,7% con 3 o più figli.

“Per sostenere concretamente le mamme in Italia”, sottolinea Raffaela Milano, “è necessario intervenire sia sul piano dei servizi che sul piano del lavoro. (…) Alcuni segnali interessanti, anche se ancora limitati, vengono dal settore privato, la scelta operata dal 37% delle aziende italiane che hanno flessibilizzato l’orario di lavoro, o il 17,5% che ha attivato asili nido, servizi sociali, di assistenza, ricreativi o di sostegno con benefici riscontrabili su produttività e qualità del lavoro.” 


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