Nel novembre 2018, però, la sentenza venne ribaltata dalla Corte d’Appello di Milano che a distanza di due mesi riferisce le motivazioni. Per i giudici la Galli ha solo usato una forma “sgradevole e rozza“, un “luogo comune intriso più di ignoranza che di dato ideologico“, escludendo la “condotta propagandistica“. Per la Corte, l’ex consigliera “si è limitata a lasciare un commento ad un post altrui” dove appariva una “fotografia dell’Italia `dimezzata´“, dando un “individuale e soggettivo contributo” ad un “luogo comune intriso” di ignoranza.
In sostanza per i giudici non si tratta di razzismo, ma sorprendentemente il caso viene esteso ai cori da stadio. Infatti, le parole “rozze e sgradevoli” della Galli vengono paragonate agli “slogan beceri“ da stadio contro le “popolazioni residenti nel Meridione“. Per i giudici, però, neanche in questi casi si registra una “scarsa attitudine alla `propaganda´ ideologica“.
Se la sentenza aveva già indignato a novembre, non fa sicuramente sorridere ora che se ne leggono le motivazioni. Passi anche il caso della Galli che viene definita “ignorante”, ma è difficile pensare che negli stadi d’Italia non ci sia neanche in minima parte la volontà di propagandare ideologie razziste e discriminatorie. È vero che la mamma dei cretini è sempre incinta, ma questa non può essere una giustificazione sempre accettabile. Forse i giudici non si sono resi conto che fare di tutta l’erba un fascio può risultare anch’essa cosa “rozza e sgradevole”.