Lega e M5S non trovano l’accordo: salta la chiusura domenicale dei negozi


Vi è il rischio palude per la legge sulle chiusure domenicali. «È un tema troppo divisivo, non è all’ordine del giorno. Non se ne parla», dicono dai vertici della Lega. Al momento è in corso nella Commissione Attività produttive il secondo ciclo di audizioni.

Tutto è iniziato subito dopo febbraio, quando la maggioranza ha presentato il testo che prevede la serrata delle saracinesche almeno per 26 domeniche, lasciando aperti solo i negozi di vicinato, dei centri storici e gli esercizi legati alla vendita di auto e arredamenti, anche se il calendario in commissione da qui all’estate è già stato delineato. Dunque di sicuro prima dell’estate non arriverà alcun via libera dell’Aula. Inoltre i parlamentari sono convinti che difficilmente la legge verrà approvata, anche perché il calendario delle nuove regole dovrebbe partire per l’inizio del 2020.

Nella giornata di ieri in un convegno alla Camera, si sono fatti sentire i rappresentanti dei centri commerciali, che arrivando alla Camera hanno lanciato una sorta di sfida a M5S e alla Lega, dato che se dovessero chiudere la domenica perderebbero il 18% del fatturato. Lo stesso allarme era arrivato dalla grande distribuzione, dalla Conferenza Stato regioni e da diverse associazioni, mentre l’Anci ha valutato positivamente la possibilità di rivitalizzare le attività dei centri storici. Il partito di via Bellerio ha persino eseguito un sondaggio, dove risultava che più del 50% degli italiani è contrario al ddl.

Si è discusso anche della possibilità di intervenire sul salario, visto che il lavoro domenicale con i nuovi contratti viene pagato pochissimo. In ogni caso a prescindere da chi è d’accordo o meno sulla chiusura dei negozi, tutte le sigle sindacali e le associazioni del comparto hanno chiesto, anche per via informale, chiarezza d’intenti.

Per Di Maio la legge sulle chiusure domenicali risulta una priorità che entro la fine del 2019 va conclusa. Al contrario, il partito di via Bellerio, non la ritiene affatto una priorità, puntando invece sulla crescita allo sblocca cantieri e alla flat tax.

In ogni caso si cercherà ogni strada per salvaguardare i lavoratori e la tutela degli esercizi dei centri storici. Inoltre vi è anche chi nel Movimento insiste affinché venga cancellato l’articolo 31 del Salva Italia varato dal governo Monti.


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