Da Scampia al centro storico: 22 bambini al cinema per la prima volta nella vita


Grande gioia per 22 bambini di Scampia che ieri sono andati al cinema per la prima volta nella propria vita. Al Modernissimo, nel cuore del centro storico, hanno provato l’eccitazione di sedersi su quelle grandi poltrone, davanti a uno schermo enorme, volume altissimo, insieme a tanti napoletani come loro ma che forse le Vele le hanno viste soltanto in televisione. Un’esperienza che per molti può essere semplice, scontata, banale, ma che per alcuni può essere una novità assoluta, addirittura un lusso. È probabilmente assurdo che ciò possa capitare a Napoli, terza città d’Italia, nazione facente parte del cosiddetto primo mondo, ossia quel gruppo dei paesi più sviluppati del pianeta Terra.

Così com’è assurdo che a Scampia, circa 40mila abitanti, non vi sia neanche una sala cinematografica, o che sia in Europa una delle zone con la più alta incidenza di ragazze madri. Tra problematiche reali e concrete, stereotipi, pregiudizi, emarginazione, povertà sappiamo tutti quali sono le difficoltà del quartiere e quante etichette non riesce a scrollarsi definitivamente di dosso. “Scampia non è Gomorra” si legge su ogni muro, eppure qui (e in altri quartieri di Napoli) si è sviluppato un vero e proprio business del turismo tra i luoghi della serie, spesso tenuto in piedi da soggetti speculatori che invece di evidenziare gli sforzi, la fatica e gli enormi passi in avanti, marciano ed enfatizzano situazioni che reali non sono o lo sono parzialmente. A nessuno poi importa se, dopo aver visto Gomorra, i genitori di 40 ragazzini di Bolzano annullano la gita a Chiaiano su un fondo confiscato alla camorra, come accaduto nel maggio del 2014 a Ciro Corona, presidente di (R)esistenza Anticamorra, associazione di lotta all’illegalità nata nel 2008 e che lavora a contatto con i minori a rischio.

L’iniziativa è frutto dell’amore che Alessandra Corona sente per quei bambini che ogni giorno cerca di riscattare, regalando loro momenti spensierati e organizzando giochi e uscite in gruppo. Dalle sue idee e dalla collaborazione tra il cinema Modernissimo, l’associazione culturale Sii Turista Della Tua Città e proprio la cooperativa (R)esistenza Anticamorra è stata possibile la realizzazione di un vero e proprio sogno.

Una delle tante realtà, insomma, che a Scampia preferisce metterci la faccia e sporcarsi le mani invece di esprimere giudizi o, peggio ancora, speculare.

Proprio una dei collaboratori di (R)esistenza Anticamorra, Oriana Barone, mi ha parlato di quanto accaduto ieri raccontando inoltre il contesto in cui vivono i bambini. Un discorso da leggere con attenzione poiché permette di andare al di là di sentimenti e opinioni basate sui cliché, essendo il frutto del contatto diretto con la realtà ed il territorio. È l’esperienza di chi parla perché vive in prima persona.

“È stato un evento bellissimo dove è stata data l’opportunità ai bambini di evadere da un contesto svantaggiato, a molti di noi sconosciuto, per integrarli in un contesto più “civilizzato” e “umano”. Andare al cinema, infatti, è anche un modo per imparare delle regole e rispettare l’altro con il silenzio, un apprendimento tramite modelli nuovi che in qualche modo a loro sono sconosciuti. Un modo per confrontarsi e integrarsi nella società a cui appartengono e dalla quale poi sono abbandonati.

“Noi invece non li dimentichiamo, ma li supportiamo e li accompagniamo senza giudicarli. È un modo per dare attenzione a chi non ce l’ha, cercando di superare quello che le barriere socio-ambientali rappresentano e combattere il pregiudizio che ne deriva. Alla fine ti rendi conto che per quanto irruenti sono tutti bambini, ed in quanto tali hanno bisogno di svago, cura, gioco, attenzione, cose che loro non hanno essendo già costretti a fare gli adulti.

“Si tratta di bambini frutto di un ambiente svantaggiato costruito su modelli arretrati, non corretti, che hanno responsabilità che i coetanei non hanno. Alcuni non vanno a scuola, oppure chi ci va a un certo punto deve smettere di fare i compiti perché deve aiutare i genitori nel lavoro o a casa. Crescono facendo riferimento a modelli educativi differenti, in situazioni in cui non si può pensare all’istruzione perché la priorità è la sopravvivenza, per questo noi facciamo vedere loro che esiste altro, che esiste qualcosa di diverso. A noi sta non giudicarli, ma capirli, in qualche modo giustificarli senza però far finta di niente: per questo li abbiamo portati al centro storico, per fargli vedere che un altro mondo esiste e loro ne possono fare parte”.


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