Giorgia, malata oncologica: “I 18 anni e l’esame di Stato senza parenti ed amici”


È iniziata ieri la 45ª edizione del Congresso Nazionale Aieop (Associazione italiana ematologia e oncologia pediatrica), che si terrà fino al 30 ottobre. Quest’anno in programma anche le testimonianze dei giovani pazienti che hanno affrontato la malattia lontani dai propri cari a causa della pandemia. Andrea Ferrari, membro del Consiglio direttivo Aieop, ha infatti ritenuto importante le testimonianze protagonisti dei loro percorsi di cura.

“I pazienti adolescenti ci racconteranno cosa ha voluto dire per loro essere curati da medici e infermieri con guanti e mascherina, senza essere toccati, senza potersi scambiare sorrisi.” spiega.

E a racconta la sua storia, riportata da UrbanPost, c’è Giorgia, 18enne di origini napoletane.

Un anno fa le fu diagnosticato un sarcoma di Hewing al rene sinistro. Si rivolse prontamente alla Pediatria dell’Istituto nazionale tumori di Milano, rimanendo in cura per circa un anno. Per i primi 4 cicli di chemio riuscì a spostarsi da Napoli a Milano, e viceversa, per le cure. Non le fu difficile rimanere in contatto con amici e famiglia. Fino al lockdown di Marzo.

“Durante la permanenza in ospedale (a Milano) a causa dell’intervento, l’Italia è stata dichiarata zona rossa ed è entrata in quarantena. Io mi sono trovata costretta a vivere in una città che non mi apparteneva, in una casa che non era la mia.” spiega Giorgia, ricordando quei giorni.

L’unica fonte di sostegno in quei mesi,  privata della presenza degli amici e della famiglia, fu la madre. “La maggior parte delle persone è convinta che la solitudine possa far stare bene perché aiuta a riflettere, ma riflettere in quel momento era l’ultima cosa che mi serviva.” dice la ragazza, ritrovatasi ad affrontare un momento difficile quasi da sola. “I momenti emotivamente più bassi per me sono stati due in particolare: i miei 18 anni e l’esame di maturità.”

La giovane, infatti, non ha potuto festeggiare il suo 18° compleanno come aveva sempre desiderato. I suoi parenti, ad eccezione della madre, e gli amici non potevano essere presenti. La festa che sognava si da bambina non si è mai realizzata.

Anche l’esame di maturità resterà un triste ricordo per Giorgia. “Io non l’ho potuto vivere perché non ho potuto farlo come tutti i miei compagni. Loro l’hanno fatto in presenza, io invece ho dovuto farlo tramite schermo.”

“Per noi malati è fondamentale il calore della nostra famiglia, dei nostri amici e dei nostri medici.” afferma la ragazza. Questo virus, però, ha negato loro il calore necessario per affrontare una situazione già difficile. Un calore negato, legato anche alle difficoltà date dalla mascherina.

“È come se la mascherina ci privasse della nostra identità in un certo senso.” afferma Giorgia, in merito ad una vicenda di cui è stata protagonista. Un medico, infatti, non è riuscita a riconoscerla proprio a causa della mascherina. “Indossando tutti quanti la mascherina e non avendo i capelli, sembriamo tutti quanti uguali.” spiega.

Sono in molti i ragazzi che hanno vissuto una storia simile a quella di Giorgia. E molte di queste storie sono state raccontate durante il Congresso Nazionale Aieop. Storie che testimonia la forza e la speranza di lottare nonostante tutti i problemi. Testimonianze che possono diventare modelli per tutti noi.


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