Oliviero Toscani: “I napoletani sono migliori lontano da Napoli. Al Sud scuse per non fare bene”

Oliviero Toscani


Ha compiuto 80 anni lo scorso 28 febbraio Oliviero Toscani, il celebre fotografo noto non solo per il suo talento artistico ma anche per la sua personalità forte, il suo modo di parlare schietto e senza timore di esprimere opinioni scomode. Qualche anno fa, per esempio, si disse fortunato a non essere nato a Scampia o Portici: “È un regalo essere nato a Milano, avrei potuto essere nato a Portici o a Scampia. Tante volte volte essere nato 50 metri più qua o 50 metri più là è un disastro”. Toscani si riferiva evidentemente a motivi di opportunità lavorative in un contesto più ricco come quello lombardo, tuttavia le sue parole crearono scontento perché implicavano una totale mancanza di speranza nei confronti di chi non ha le stesse opportunità (che si tratti di Scampia o della periferia calabrese). Un concetto, il suo, giusto per metà ma espresso in maniera troppo semplicistica e superficiale.

Olivieri Toscani e il Sud

Rimostranze che hanno avuto ripercussioni sullo stesso Oliviero Toscani, che se ne rammarica in una intervista uscita oggi sul Corriere del Mezzogiorno: “Voglio bene al Sud che però non ricambia. In particolare sono stato tradito dalla Sicilia, che non accetta le si dica la verità. Ricordo che con Philippe Daverio, che all’epoca insegnava a Palermo, piangevamo su quest’isola dove è difficile lavorare perché c’è sempre un motivo, una scusa per non fare bene. La stessa cosa è accaduta in Calabria, dove feci una campagna in chiave ironica, centrata sui giovani che si affrancano dai luoghi comuni della loro regione, ma che non fu capita. Peccato”. Però poi aggiunge: “Milano è grande grazie ai meridionali”.

La contraddizione

Una contraddizione palese ed ancora una volta un concetto espresso in modo superficiale. Oliviero Toscani parla di “scuse per non fare bene” senza precisare nel dettaglio quali siano queste scuse, e dando dunque ad intendere siciliani e calabresi di proposito siano svogliati e la causa dell’arretratezza della loro terra. Allo stesso tempo afferma che Milano è grande grazie ai meridionali, senza pensare che tanti sono i siciliani e calabresi che hanno lavorato e lavorano lì, e senza pensare che magari i meridionali avrebbero preferito fare grande la propria terra invece di una lontana. Se non lo fanno, è perché non sono messi nelle condizioni di farlo, data la costante emorragia di risorse dirottate da Nord a Sud.

Su Napoli e la Puglia

Sui napoletani, invece: “I napoletani sono una classe a parte e del resto nel Seicento Napoli era la capitale d’Europa. Vivono gomito a gomito con la bellezza, con la nobiltà e anche con la disgrazia. Ma, soprattutto, il meglio di sé lo danno quando non sono a Napoli, fuori dal proprio territorio sono più bravi”. Il rapporto migliore invece sente di averlo coi pugliesi: “La Puglia, decisamente. È una terra vivace, i pugliesi sono culturalmente avanti e lo si vede da come affrontano i problemi”.

Anche qui, il messaggio che trasmette è certamente non positivo: i napoletani devono andare da via da Napoli per fare bene. L’elogio dell’emigrazione e, quindi, dello spopolamento di un Sud che negli ultimi venti anni ha perso quasi due milioni di abitanti. Una terra spopolata è una terra morta. Oliviero Toscani se ne rende conto?


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