I nuovi metodi di studio ripercorrono le “storiche vie” del passato


Mai sottovalutare la vita di uno studente: estenuante, logorante, frustrante, stancante, spesso il riflesso di una vita eccessivamente impegnativa dai ritmi praticamente insostenibili. Ma tranquilli, non sempre è cosi: talvolta essa può rivelarsi molto allettante, particolarmente costruttiva o meglio propositiva a tutti gli effetti. Specialmente se ci si ritrova il più delle volte a vagare per le strade di una delle maggiori città d’arte della nostra penisola. Eh già…perché di tutto lo stivale, Napoli è da sempre definita la “Culla del cinema, della pittura, dell’architettura e soprattutto della buona cucina”.

Quindi cancelliamo per un attimo dalla nostra mente l’immagine grottesca di uno studentello universitario, carico di libri e post-it volanti, che corre in facoltà per l’ennesima prova da sostenere; convertiamola, o piuttosto rimpiazziamola con quella di un ragazzo che passeggiando per le strade di una città nuova si ritrova nel bel mezzo di piazza Dante, a contemplare la statua del famoso poeta fiorentino, o meglio ancora al centro di piazza Vanvitelli, oppure di fronte all’immenso lungomare che costeggia la città. Chi viene a Napoli per la prima volta, non è quasi mai contento di essere dove si trova, ma tempo pochi giorni sarà costretto a ricredersi, affascinato da un patrimonio e da una cultura ineluttabili che non sfuggono neppure all’occhio del più disattento e svampito visitatore. Ma non tutti la pensano cosi: le personalità più idealiste, per non dire realiste, preferiscono un Nord meglio organizzato ed efficiente ad un Sud a detta loro troppo arretrato; ma come dargli torto?

Recenti ricerche hanno infatti dimostrato che circa il 25% degli studenti del Sud Italia preferisce intraprendere i propri studi in regioni diverse dalla propria, facendo si che la “questione meridionale” si sposti anche su un piano culturale, fomentando ulteriormente gli animi di chi sostiene l’una o l’altra parte all’interno di una diatriba che si trascina ormai già da molto tempo. E alla fine, tutto sommato, qualcuno può ritenersi piuttosto soddisfatto della decisione presa, perché in effetti sono i dati a parlare: il Nord non solo risulta più organizzato in quanto gode di risorse didattiche migliori rispetto al Meridione, ma registra anche una maggiore preparazione degli studenti, che riescono cosi ad ottenere eccellenti risultati, laureandosi in brevi periodi e trovando un impiego di tutto rispetto in tempi considerevoli. Tuttavia c’è sempre qualcuno che ha difficoltà a vivere lontano dalle proprie radici, ad ambientarsi in un posto completamente diverso dalla propria città. Anche perché d’altronde, per un napoletano che si trova chilometri lontano da casa, ammettere di non sentire la nostalgia del proprio paese, sarebbe pura utopia.

Bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di riconoscere le condizioni di maggiore sviluppo e organizzazione del Nord ma al contempo ricordare che la Federico II di Napoli, che conta ben quattro scuole, ventisei dipartimenti e centoquarantaquattro corsi di laurea, rappresenta una delle più prestigiose università italiane, nonché prima università pubblica al mondo; insomma un vanto per la nostra penisola.

Dunque, in fin dei conti, uno studente che porta avanti la propria formazione a Napoli, che sia originario o meno di questa città, non ha di che lamentarsi, anzi. Perché non è da tutti avere la possibilità di studiare coi libri chiusi e con lo sguardo rivolto altrove, magari intento ad ammirare il Maschio Angioino oppure il Castel dell’Ovo, o ancora la spaventosa immensità di Piazza del Plebiscito che lascia senza fiato. Non è da tutti mettersi a sedere proprio davanti al Vesuvio, o sulle spiagge di Mergellina piuttosto che nell’ombra di una cupa biblioteca, di fronte a una scrivania. Non è da tutti ammirare da vicino il Cristo Velato, L’Assunzione della Vergine o i dipinti di Caravaggio piuttosto che studiarli dalla pagina sbiadita di un libro di scuola. Non è da tutti assistere alla prima di una rappresentazione al Teatro San Carlo piuttosto che guardarne una replica alla tv. Non è da tutti resistere al fascino della cultura partenopea, nonostante il continuo tamtam d’illazioni denigranti ad essa rivolte, che di tanto in tanto denotano l’immagine di un paese permeato da personalità ampollose, a volte fin troppo prevedibili e superficiali. Perché visitare Napoli è come visitare un museo senza pagare il biglietto, è come vedere un film senza andare al cinema, è come assistere ad uno dei più grandi spettacoli al mondo senza che nessuno ci abbia mai invitato a prenderne parte.


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