Angelo Crovella, un ercolanese allo zecchino d’oro


Di mestiere faceva il radiotelegrafista sulle navi passeggeri e su quelle che trasportavano merci. Ora il signor Angelo Crovella è in pensione da qualche anno, ma non poteva mandarci anche la sua passione per la musica. Così, dopo decine e decine di canzoni scritte con i maestri Mauro Caputo, Mario Da Vinci, Mimmo Angrisano e tanti altri è riuscito finalmente a coronare il suo sogno: partecipare allo Zecchino d’Oro. Una soddisfazione doppia per uno che ha collaborato anche con l’autore storico della manifestazione, Mario Pagano.

Proverà ad emulare le sue molteplici vittorie  con il testo “Le parce que des puorquoi” (Il perché dei perché), che sarà cantato da Océane Larcher, una bambina di Folgaria (in provincia di Trento). Martedì 17 il giorno del debutto, trasmesso in diretta televisiva da Rai 1 a partire dalle ore 17:oo (con replica serale su Rai Yo-Yo). Sabato 21, invece, la finale. Dodici le canzoni che si contenderanno la 58° edizione dello Zecchino d’Oro, la quale si svolgerà presso l’istituto Antoniano di Bologna. Quel giorno ci sarà anche il signor Angelo Crovella ad assistervi.

Un traguardo che arriva da lontano. Come si arriva ad essere tra i finalisti dello Zecchino d’Oro?
Erano anni che inseguivo lo Zecchino d’oro e parteciparvi è motivo di grande soddisfazione. E’ come trovare un ago nel pagliaio, perché da 460 canzoni si è fatta una scrematura molto severa che ha portato ad avere soltanto dodici testi alla manifestazione finale. Di queste dieci sono italiane e due straniere, tra cui la mia. Già altre volte avevo sfiorato questo traguardo, arrivando perfino decimo nel 2006 con la canzone “Se la mamma scioperasse”, ma quella volta le canzoni in gara dovevano essere solo sei. Nel 2010 , invece, ho vinto il Gran Festival delle Regioni con “Napule se”, e ho partecipato un po’ a tutti i festival canori per bambini, ma prendere parte allo Zecchino d’Oro è veramente un sogno.

Un sogno che condivide con Océane. Come e da chi viene stabilito l’accoppiamento brano-cantante?
E’ l’Antoniano stesso a decidere a chi affidare i testi scritti da noi autori. Ad esempio nel mio caso specifico sarà Océane a cantare “Le parce que des puorquoi” perché essendo di Trento conosce molto bene il francese e quindi non avrà problemi ad interpretare al meglio la canzone. Tra l’altro lei fa già parte di un coro della chiesa nel suo paese, per cui ha già una certa impostazione e predisposizione al canto.

Ma come mai ha scelto di scrivere un testo in francese?
In verità io l’ho scritto in italiano, poi della traduzione se n’è occupata Marie Sendra, una ragazza di Nizza, ma che molto spesso è in Italia. Anche in questo caso, comunque, sono stati gli organizzatori a decidere che la mia canzone dovesse essere tradotta, perché forse meglio delle altre si prestava alla lingua francese. D’altronde, come ho detto prima, due delle dodici canzoni devono obbligatoriamente essere in lingua straniera. Per esempio l’altra sarà addirittura in egiziano.

Con la bambina, invece, ha già parlato?
No, lo farò direttamente il giorno dell’ultima serata, quando – come tutti gli autori – mi recherò a Bologna per assistere alla finalissima tra le otto canzoni che resteranno in gara. Però, quando la vedrò le dirò che l’importante è partecipare e di divertirsi perché soprattutto per i bambini deve essere una grande festa.

Una grande festa, ma senza tralasciare il significato profondo che possono avere le canzoni. La sua, ad esempio, cosa vuole trasmettere?
La mia canzone parla del divino. Il testo dice “Se io parlo e cammino è perché batte il cuore e se batte il cuore è perché ci sei tu, che sei il perché di tutti i perché”. Diciamo che andrebbe benissimo anche per le chiese e le parrocchie. Infatti, cercherò di far girare il cd che sarà messo in vendita per farlo conoscere il più possibile anche in questi ambiti.

Lei comunque in qualche ambito è già conosciuto, visto che ha vinto la prima edizione dell’Ercolino d’Oro.
Sì, si trattava di una rassegna canora per canzoni inedite, organizzata proprio ad Ercolano. Anche in quel caso scrissi un testo che fu poi cantato da una bambina, s’intitolava “Se ci rubate il verde”. Stiamo parlando degli anni ’80. Poi ho avuto anche altre esperienze, tutte molto belle, ma non sempre erano dei ragazzi a cantare.

Ecco, secondo lei c’è differenza tra lo scrivere una canzone per bambini o per adulti?
Sì e no. Diciamo che specialmente allo Zecchino d’Oro vi sono testi diversi rispetto a quelli che tradizionalmente si scrivono per bambini. Una volta ad esempio bisognava chiudere le canzoni con una trovata finale. Oggi i testi sono molto più dinamici e moderni e per me che non sono proprio giovane è un ulteriore motivo di soddisfazione poter competere ancora a questi  livelli.

E se addirittura dovesse vincere?
Ah, sarei felicissimo, perché è già una vittoria esserci, poi se si riesce a vincere tanto meglio. Tra l’altro chi ha musicato il testo (Gianfranco Grottoli e Andrea Vaschetti) si è già aggiudicato altre edizioni. Speriamo possa essere di buon auspicio. Ma io in ogni caso cercherò di impegnarmi ancora di più nei miei prossimi lavori, proprio per cercare di essere all’altezza dello Zecchino d’Oro.

 

 

 


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