Abano Terme, il sindaco Luca Claudio in manette: denunciò Napoli per i rifiuti


Chi di denuncia ferisce, di manette perisce. Sembra questo l’infausto destino di Luca Claudio, sindaco prima di Montegrotto e poi di Abano Terme, entrambi comuni del padovano. Alcuni giorni fa, infatti, il primo cittadino, fresco vincitore dei ballottaggi per le elezioni amministrative, è stato arrestato dagli uomini della guardia di finanza con l’accusa di aver intascato tangenti per lavori pubblici.

E pensare che nel lontano 2007 era salito alla ribalta delle cronache nazionali per aver denunciato il Comune di Napoli e la Regione Campania: secondo Claudio, infatti, i problemi che la città partenopea stava affrontando circa lo smaltimento dei rifiuti stavano creando un grosso danno al turismo termale dell’hinterland veneto che già allora amministrava, secondo quanto stabilito dal suo primo mandato a Montegrotto.

L’unica pulizia, però, di cui il sindaco padovano in realtà pare si stesse occupando, era quella dei conti delle ditte a cui appaltava lavori pubblici. Secondo gli investigatori, infatti, il sindaco di Abano Terme aveva messo in piedi un vero e proprio sistema per la riscossione delle tangenti. Grazie ad un prestanome (anch’egli finito in galera) lo stesso – come rivelato dal IlMattinodiPadova.it – guidava una società srl alla quale gli imprenditori interessati ai bandi pubblicati dal Comune dovevano chiedere una “consulenza” per la quale dovevano sborsare tra il 10% e il 20% delle cifre necessarie ad assicurare la realizzazione dei lavori medesimi. In altri casi, invece, quando gli appalti erano meno importanti, le mazzette venivano pagate anche in contanti.

Chissà se questi soldi illegalmente intascati, almeno stando a quanto rivelato dalle forze dell’ordine, gli servivano per pagare i 33 mila euro che il sindaco e suoi quattro assessori furono poi chiamati a rimborsare allo stesso Comune di Montegrotto per danno erariale.

Quello che è certo, invece, è che Luca Claudio nel 2007 doveva provare davvero un interesse particolare per Napoli e i suoi problemi. Secondo quanto riportato da Lettera43, infatti, in quello stesso anno il primo cittadino veneto fu anche scritturato per partecipare al film “Camorra Live show”, una sorta di antesignano del più celebre Gomorra. Anche in questo caso, tuttavia, il tutto si è risolto in una tragica e disonesta truffa, con gli attori costretti a pagare anche fino a 15 mila pur di ottenere un parte e con i produttori smaterializzatisi col bottino da un giorno all’altro. All’epoca l’inflessibile politico avrebbe dovuto interpretare il ruolo di un improbabile playboy in giacca e cravatta, un avvocato. Proprio quello che gli servirà adesso per difendersi dalla accuse che ne hanno portato all’arresto.


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