Guai per il “boss delle cerimonie”: La Sonrisa rischia di chiudere


Meno di cinque mesi vi abbiamo riferito come, secondo la magistratura, non sia reato collegare la villa La Sonrisa alla camorra. La questione era partita da un’interrogazione parlamentare di Gennaro Migliore, il quale raccontava dei rapporti tra alcune organizzazioni criminali e la gestione del “castello” reso celebre dal programma televisivo “Il boss delle cerimonie”.

Nel 2011, invece, la struttura fu sequestrata su iniziativa della Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Il pubblico ministero Silvio Pavia sostiene che dal 1979 in poi sarebbero stati messi in atto una serie di abusi edilizi e lottizzazione abusiva. Gli oltre 40mila metri quadrati de La Sonrisa, tuttavia, sono rimasti in uso alla famiglia Polese che ha potuto continuare ad utilizzare la proprietà.

Tra gli accusati non figura, curiosamente, Antonio Polese, perché non risulta tra gli intestatari della proprietà. Vi sono, al contrario, la moglie Rita Greco e 3 fratelli, Mariarosaria, Agostino e Sabato.

Entro questo mese dovrebbe giungere la decisione del giudice monocratico. La famiglia Polese resta fiduciosa circa il felice esito, per essa, del procedimento giudiziario, confidando in particolar modo in una questione di legittimità costituzionale.


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