Pizzeria Masardona, il tempio della pizza fritta. Ma come nasce il suo nome?


Siamo a Napoli, a pochi passi dalla Ferrovia e non molto lontano dal Porto. Qui, dal 1945 si trova la sede storica della pizzeria Masardona, fino a pochi mesi fa l’unica, oggi ha aperto anche ad Ibiza patria della movida spagnola.

Il nome riporta subito all’inconfondibile profumo di pizza fritta, di calzoni ripieni e di olio bollente. Si, perché Masardona a Napoli è sinonimo di bontà. Il menù è ricco e comprende pizze fritte ripiene di cicoli, ricotta di bufala, provola, pepe e basilico, di scarola e olive e il più famoso battilocchio, ovvero la mezza pizza fritta considerato uno spuntino piuttosto che un pasto.

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Battilocchio in cottura

Ma non tutti sanno come nasce la pizzeria e da dove deriva il suo curioso nome. Masardona è un termine che indica una donna affidabile in grado di portare un’ambasciata, cioè di trasmettere messaggi orali da un soggetto all’altro. Con questo nome veniva chiamata Anna Manfredi la nonna di Vincenzo Piccirillo, oggi titolare della pizzeria, che nel secondo dopoguerra per guadagnare qualche soldo cucinava la pizza fritta sotto casa, proprio come è stato riprodotto cinematograficamente da Sofia Loren nel film “L’Oro di Napoli”.

Era bambina Anna quando venne soprannominata “Masardona” da una donna del quartiere per aver portato un suo messaggio a voce ad un’altra donna, con grande riservatezza e puntualità. Per questa “mbasciata” si era meritata di entrare nel rango dei “masardoni”, ossia i messaggeri che facevano comunicare tra loro i briganti rintanati in montagna. Nel dopoguerra erano molte le donne che nei quartieri popolari di Napoli iniziarono questa attività in strada e così anche Anna iniziò a preparare con tanto amore le pizze fritte davanti al suo basso, proprio di fronte al locale attuale della pizzeria. Ma ad ognuna di loro si assegnava un giorno in cui venderle per non far concorrenza alle altre e ad Anna toccava la domenica. Così tra pizze fritte, tortani e dolci natalizi divenne molto popolare in zona.

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Dopo la morte della Masardona avvenuta nel 1967, l’eredità passò al figlio Salvatore e alla moglie Carmela e poi ai nipoti Enzo, Rosa Pastore e Rosa Vaccaro.

La pizza viene fatta ancora come la faceva la nonna, infatti Vincenzo è l’unico a Napoli ad eseguire questa tecnica: doppio disco di pasta per contenere il condimento, invece di piegare un solo disco a forma di tasca.

Ma la Masardona, tempio della pizza fritta, non è solo questo. E’ anche tortanielli, torte rustiche, panzarotti, supplì e frittatine di maccheroni. All’ora di pranzo c’è sempre il pienone e di sabato apre anche la sera. Masardona è tradizione, semplicità e sapori unici.


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