Scandalo pedofilia, la Curia di Napoli risponde: ecco la nota


La Curia di Napoli, in riferimento al caso della persona che si è rivolta a papa Francesco per denunciare una presunta inadempienza proprio dell’ente ecclesiastico di Napoli, il quale non avrebbe indagato sulla violenza che avrebbe subito da bambino da parte di un sacerdote, ha diffuso una nota a firma dal cancelliere arcivescovile padre Luigi Ortaglio.

“Nel 2010 la Curia riceveva alcune lettere del sig. A. B. e del suo psichiatra, dott. Alfonso Rossi, che denunciavano presunti abusi subiti dallo stesso dall’età dai 13 ai 17 anni da parte del Reverendo don S. M. negli anni 1986-1992. Nonostante il reverendo avesse sempre goduto della stima dei superiori e dei fedeli, svolgendo con dedizione il ministero sacerdotale in due parrocchie, l’arcivescovo incaricò immediatamente il vicario generale di condurre un’indagine per verificare la verosimiglianza delle accuse mosse. 

Il vicario incontrò e ascoltò il sig. A.B., quindi il suo psichiatra, nonché infine don S.M., il quale fin da subito negò decisamente la veridicità di quanto affermato dal denunciante. Comunque nonostante nulla confermasse le accuse, si convenne insieme al reverendo sull’oppportunità di un periodo sabbatico di riposo e distacco dalla parrocchia presso una comunità religiosa fuori diocesi.

Nel 2014 il sig. B. prima personalmente e poi tramite il suo legale, l’avvocato Sergio Cavaliere, chiedeva di essere ancora una volta ascoltato dall’Autorità ecclesiastica e di ottenere dall’Arcidiocesi di Napoli un risarcimento per i danni provocati dai presunti abusi da lui denunciati. Nel frattempo il sig. B., sostenuto dalla Rete “L’Abuso”si è rivolto al Santo Padre.

La Congregazione per la dottrina della fede, come avviene generalmente in questi casi, con lettera del 2 ottobre 2014 affidava all’Arcidiocesi di Napoli il compito di effettuare una investigatio previa a norma del can. 1717 del C.J,C’. Pertanto nell’ambito di tale indagine sono stati di nuovo formalmente ascoltati la presunta vittima, il suo psichiatra, l’accusatore, il suo psicologo, vari testimoni, tra cui uno indicato dallo stesso accusatore ed un altro spontaneamente presentatosi dopo una nota trasmissione televisiva Rai che si è occupata del caso.

Inoltre, nell’ambito di tale istruttoria, su indicazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato chiesto al sig. A. B. di sottoporsi a una perizia psichiatrica, affidata ad un neuropsichiatra specializzato in psicologia forense, vittimologia e criminologia, qualificato per la cosiddetta “ricostruzione della memoria testimoniale”.

Purtroppo non è stato possibile espletare tale perizia per il rifiuto del periziando. Quindi trasmessi gli atti dell’attività istruttoria della Congregazione per la dottrina della fede, questa nel 2016 riteneva non essere emersi gli elementi sufficienti per avviare un processo a carico di Don S.M.”


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