L’Antimafia: “A Napoli eserciti criminali terrorizzano la città. Ecco chi comanda”


La lotta alle mafie non è ancora finita. Nell’ultimo rapporto dell’Antimafia presentato in Parlamento, vengono descritte le zone di influenza ed il modus operandi dei nuclei criminali in Campania, Sicilia e Calabria. Un dossier che racconta in che modo sta cambiando il mondo della malavita organizzata nel nostro paese.

Nelle oltre 300 pagine che compongono il dossier, ampio spazio viene dato alla Campania. In particolare, “A Napoli e provincia – si legge nel documento – la presenza di un numero elevato di gruppi, privi di un vertice in grado di imporre strategie di lungo periodo, continua a determinare la transitorietà degli equilibri. Precarietà ed inconsistenza rappresentano, infatti, le caratteristiche dei gruppi emergenti, nonostante tra le loro fila
militino soggetti provenienti da storici sodalizi, quali i GIULIANO e i MAZZARELLA di Napoli“.

Un fenomeno che emerge dal dossier è quello di un sempre più precoce avvicinamento al mondo della criminalità da parte dei più giovani: “Si conferma – si legge nel dossier – l’abbassamento dell’età degli affiliati e dei capi, con la trasformazione dei clan in “gang”, più pericolose per la sicurezza pubblica rispetto a quanto accadeva in passato, quando ogni gruppo era in grado di “mantenere l’ordine” sul proprio territorio, frenando ogni iniziativa estemporanea da parte di altri sodalizi“.

Si sono venuti a creare degli “eserciti” privi di una vera e propria “identità criminale”, che utilizzano la violenza come strumento di affermazione ed assoggettamento, ma anche di sfida verso gli avversari. “Un importante indicatore di tale situazione di instabilità – spiega l’Antimafia – si rileva nell’elevato numero di episodi omicidiari, ferimenti ed atti intimidatori che confermano la persistenza di molteplici focolai in precise aree del capoluogo e nella immediata provincia“.

Una realtà, quella napoletana, caotica e violenta, caratterizzata soprattutto dallo “spaccio di sostanze stupefacenti,
praticato quasi sempre da giovanissimi, per conto delle organizzazioni camorristiche“. Diversa invece la situazione della provincia, dove secondo l’Antimafia “non si registrato situazioni di accesa fibrillazione”.

In particolare – prosegue l’Antimafia – l’operato dei sodalizi che agiscono nella provincia vesuviana – potenti e radicati nel territorio – non si caratterizza per la commissione di azioni eclatanti fatte di sparatorie ed agguati. L’agire sotto traccia consente loro di infiltrare, senza clamore, le amministrazioni comunali e l’imprenditoria locale, di gestire parte della grande distribuzione e di assumere una posizione dominante nel mercato della droga“.


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