Storia del casatiello napoletano: sapore locale tutto da gustare!


Sulle tavole di Napoli il re della Pasqua è senza dubbio il casatiello napoletano!

Dopo la ricetta napoletana delle gustose cozze del giovedì santo, nel periodo prettamente quaresimale, ripercorriamo la storia del rinomato rustico partenopeo. La ricetta del casatiello napoletano è leggermente differente da quella del suo gemello eterozigote, l’altrettanto noto tortano.

Il casatiello napoletano e varianti

Simbolo della Pasqua, come già anticipato, è il casatiello napoletano, che si ripresenta esclusivamente nella festa dedicata alla resurrezione. Com’è evidente, la data di questa celebrazione cambia ogni anno, ma la sua tradizione culinaria, ben radicata nella società napoletana, resta sempre la stessa.

Vi è anche una variante della ricetta del casatiello napoletano, quella del casatiello vesuviano. In realtà, casatiello e tortano si distinguono per un’ulteriore caratteristica: l’uso delle uova. Nel casatiello le uova vengono inserite con l’intero guscio a metà tra l’impasto e l’esterno; nel tortano esse, invece, dopo essere state rassodate e sgusciate, sono disposte totalmente all’interno dell’impasto.

Tortano

Tortano

Casatiello napoletano: l’importanza delle uova

Ma perché queste diverse disposizioni? In particolare la forma del casatiello (e dunque anche le modalità d’inserimento delle uova), in questo modo, ne spiega bene il consumo prettamente pasquale: esso è simbolo della corona di spine alla quale fu costretto Gesù; in più le uova sono ricoperte da una croce di pasta, proprio a ricordare il martirio da Lui subito. Per essere più precisi, l’uovo in sé simboleggia proprio la resurrezione di Cristo, che rinasce così come il pulcino allo schiudersi del guscio.

E non solo, ma anche altri componenti hanno un legame particolare con il sacro cristiano ed il profano pagano: ad esempio, il pecorino si ottiene con il latte di pecora, di cui si nutre il piccolo di pecora, ovvero l’agnello, prima di essere simbolo della carne del Salvatore, era sacrificato agli dei per i loro rituali pagani.

Questa torta salata prende il nome in prestito dal termine dialettale “formaggio”; tra gli altri, uno degli ingredienti principali di tale prelibatezza. Un rustico antichissimo che si nasconde anche tra le righe di celebri racconti quale “La Gatta Cenerentola” di Giambattista Basile del XVII secolo.

Il casatiello dolce e l’isola di Procida

Esistono numerose altre varianti non salate, come il casatiello dolce. Particolarmente degno di nota è quello tipico dell’isola di Procida, attorno alla quale ruota un mistero: il mistero degli ingredienti. Ogni famiglia, infatti, possiede una ricetta antica e tradizionale che si tramanda di padre in figlio e non viene rivelata né a parenti né ad amici.

Casatiello dolce di Procida

Casatiello dolce di Procida


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