Stupro in Circum: perché i due indagati sono stati rilasciati e cosa dice la legge


Si continua a discutere sulla scarcerazione del secondo dei tre ragazzi indagati per lo stupro in Circumvesuviana. Il fatto è diventato un caso nazionale che ha visto interessarsi anche il vicepremier Luigi Di Maio: “è una vergogna che, a poche settimane dalla violenza, due di quei tre delinquenti siano già liberi di andarsene in giro a farsi i cavoli propri, ha dichiarato ieri il Ministro del Lavoro dello Sviluppo economico, con un post su Facebook. La replica da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati non si è fatta attendere.

Giustizialismo da una parte e garantismo dall’altra. Di Maio ha fatto leva sul sentimento popolare, sulla pancia di chi, giustamente, vorrebbe vedere in carcere gli autori di uno stupro. In Italia, però, vale la presunzione di innocenza: soltanto dopo il passaggio in giudicato della condanna (e quindi fino al terzo grado di giudizio della Cassazione), un imputato può essere considerato a tutti gli effetti un colpevole. Non è evidentemente il caso dei tre ragazzi indagati per lo stupro di gruppo, poiché ancora in attesa di una sentenza definitiva di condanna.

L’altro punto di accese discussioni riguarda la scarcerazione dei due indagati. Perché sono stati rilasciati? La legge italiana è abbastanza chiara in tal senso. Per procedere con la detenzione in carcere di un imputato, devono sussistere particolari esigenze: esistenza di gravi indizi di colpevolezza; rischio concreto di reiterazione del reato; pericolo di fuga; possibile inquinamento delle prove. In buona sostanza, i giudici hanno deciso per il rilascio poiché non hanno riscontrato nessuna di queste possibilità.

In attesa che vengano rese note le motivazioni dei giudici, è bene ribadire questo concetto: la legge italiana deve tutelare tutti, anche chi è indagato per un fatto così grave come questo. Si può discutere o meno sulla validità di una norma, ma non può essere messa in discussione l’applicazione della stessa.


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