McDonald’s sul lungomare di Napoli: aprirà al posto di RossoPomodoro


L’iconica catena di ristoranti fast-food, quella del Big Mac, dell’Happy Meal con tanto di sorpresa, della Coca-Cola in bicchiere, è pronta a inserirsi nel cuore della città di Napoli, aprendo un ulteriore punto vendita a via Partenope: centro nevralgico del turismo e di una ristorazione d’eccellenza e presidio dello slow food.

Il pagliaccio dai capelli rossi e la tuta gialla, accompagnato dalla grande “M” luminescente di McDonald’s, nel giro dei prossimi anni, caratterizzerà una delle zone di Napoli che meglio rappresenta la città nei suoi simboli caratteristici: il mare, il Vesuvio, la pizza.

Un McDonald’s dovrebbe aprire infatti al posto di RossoPomodoro. Il cambio di insegna non avverrà nel brevissimo tempo, ma, secondo quanto ci hanno direttamente riferito fonti interne alla catena di pizzerie, tra due anni. Eventualità che priverebbe il panorama della ristorazione napoletana di un attore fondamentale nel mondo della pizza. Nell’ambiente, infatti, già si registrano scetticismi e malcontenti generali non solo legata alla perdita del vecchio competitor ma anche della diversità del nuovo.

Passeggiando per il lungomare liberato, i turisti, come lo stesso popolo partenopeo, non sentiranno più soltanto l’odore del mare o della pizza appena sfornata, della frittura di pesce fresco o degli spaghetti a vongole, ma anche l’olezzo di hamburger e patatine fritte. La competizione è aperta, pizza contro il fast-food: una sfida che si ripete ormai da anni e che vede schierate due fazioni contrastanti anche in questo caso.

C’è chi, preoccupato, immagina le possibili ripercussioni ambientali e al danno d’immagine che l’approdo di una catena come McDonald’s potrebbe causare in uno spazio dove la cultura e la gastronomia prettamente napoletana si incontrano finendo non solo, ad incentivare la consumazione di un “pasto”, più veloce e più economico ma anche ad invadere invadere le strade con gli imballi dei menù d’asporto.

D’altra parte c’è, invece, chi è convinto che il pubblico saprà dare una risposta positiva e naturale nei confronti del marchio americano manifesto della globalizzazione.


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