Il Direttore del Pascale risponde alle polemiche sul farmaco: “Reazione dettata da deliri di onnipotenza”


Polemica farmaco Coronavirus: Quelli che stiamo vivendo sono giorni difficili durante i quali l’intero paese dovrebbe stringersi in un unico abbraccio, eppure, anche stavolta, non mancano le polemiche. In seguito alla notizia dell’utilizzo, presso l’IRCCS Fondazione Pascale, di un farmaco per l’artrite reumatoide per placare le forti polmoniti causate dall’infezione da Covid-19, non sono tardate ad arrivare le polemiche da Milano.

A proposito di ciò, Gerardo Botti, Direttore Scientifico “IRCCS Fondazione Pascale”, Istituto Nazionale Tumori di Napoli, ha dovuto rispondere a Massimo Galli, Direttore Responsabile Malattie Infettive 3 dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano sulle polemiche nate dopo il protocollo dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ai test sul farmaco Tocilizumab per contrastare l’avanzata del virus.

Prima di questa risposta del Direttore, però, c’è stato l’episodio televisivo: durante la puntata di Carta Bianca, programma di Rai 3 condotto da Bianca Berlinguer, il virologo milanese sopracitato aveva minimizzato la ricerca e il lavoro svolto dal professore Ascierto, oncologo del Pascale alla guida del team che ha sperimentato l’utilizzo del farmaco in questione.

La risposta alla polemica data da Gerardo Botti ai microfoni di La Presse: Noi non pretendiamo, con il protocollo che ci ha autorizzato l’Aifa, di dire che abbiamo scoperto il vaccino, assolutamente: è un farmaco sintomatico che serve a curare i pazienti nella fase avanzata della loro malattia.

“Il problema non è provare questo farmaco ma è fare in modo (e questo noi lo abbiamo fatto) di cominciare un sistema di terapia che chiamiamo off-label compassionevole ovvero quella terapia che si fa quando non abbiamo altre possibilità terapeutiche per soggetti che, magari, andrebbero incontro a delle gravissime complicanze.

“Adesso, quello che c’è di valido (e questo ci fa molto piacere) è che questa terapia diventa terapia di sistema attraverso questo protocollo che noi abbiamo scritto e promosso, grazie a Franco Perrone, con il Direttore dell’Aifa. Quindi, se noi non fossimo stati capaci di integrare il senso di questo trattamento con il discorso di sistema non avremmo sicuramente avuto la capacità di validazione di questa terapia.

Qualcuno ci ha tacciato di provincialismo quando abbiamo contribuito a scrivere un protocollo così importante validato dall’Aifa e quando l’attenzione su questo protocollo viene dagli Stati Uniti e il New York Times concede una parte delle sue pagine a questo studio nominando anche il nostro Paolo Ascierto e il nostro istituto insieme all’Azienda dei Colli, insieme al collega Montesarchio, a Franco Maria Buonaguro, il nostro virologo, insieme a Franco Perrone, vuol dire che non siamo poi tanto provicialisti.

“Ritengo che, per quanto qualche sapientone possa mettere in dubbio il metodo, semplicemente penso soltanto sia una reazione dettata dalla saccenza, dalla presunzione, dai deliri di onnipotenza che in questo momento rappresentano proprio l’ultimo dei gradini dei valori sociali”.


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