Napoli, 200 spese ai meno fortunati. Mamma rinuncia al regalo: “Per chi ha più bisogno”


Una mattinata di luce, quella di oggi, per più di cento famiglie che hanno ritirato la spesa solidale. Presso lo Shekinà al Vomero, per la terza volta in meno di tre settimane, sono stati consegnati generi di prima necessità a coloro che a causa del lockdown da coronavirus si trovano in difficoltà economiche, grazie alla rete solidale formata dal centro pastorale giovanile, dai volontari di Sii Turista Della Tua Città e dalla cooperativa sociale Occhi Aperti. Tre diverse entità che si sono messe insieme per aiutare chi in questi giorni è meno fortunato, ma che da sole non ce l’avrebbero fatta senza i tanti cittadini che ogni giorno donano cibo e tanto altro per tendere una mano al prossimo.

Le spese vengono consegnate ogni venerdì, dalle 10 alle 13, mentre i cittadini possono donare ogni giorno dalle 10 alle 17 esclusa la domenica. Oggi i ragazzi sono riusciti a soddisfare le richieste di ben 100 nuclei familiari, mentre il 24 aprile e il primo maggio le spese donate erano state rispettivamente 30 e 60. Un totale di circa 200 spese in 15 giorni, davvero molto per un gruppo di ragazzi giovanissimi: un gesto importante non solo hic et nunc, qui e ora, ma soprattutto in vista di un futuro ancora parecchio incerto.

Tantissimi quelli che, a casa, hanno figli da sfamare e chi conosce la vita vera sa che un padre, una madre, sarebbero disposti a morire di fame, ma farebbero di tutto per i loro bambini. Ecco perché lo Stato deve fare presto, ecco perché gli aiuti economici vanno dati e non annunciati, ecco perché si deve consentire alle regioni del Sud di ripartire più velocemente visti i numeri dei contagi.

Il tutto si è svolto seguendo i princìpi di una rigorosa disciplina. Il servizio d’ordine all’esterno della struttura controllava che le persone rispettassero la distanza di sicurezza e portassero la mascherina, facendo entrare solo un individuo alla volta. Una volta all’interno bisognava passare da due “sportelli”: al primo si davano delle informazioni personali in modo che la spesa rispecchiasse i bisogni di ognuno (a chi aveva figli piccoli, per esempio, venivano dati pannolini e omogeneizzati), al secondo si prelevavano le buste. Nessuna criticità è stata riscontrata.

Quando ci si interfaccia con il pubblico nascono, naturalmente, delle storie che vale la pena raccontare. Una riguarda un signore che, nonostante una situazione familiare un po’ complicata (senza scendere nei dettagli), ha dato la propria disponibilità ad aiutare i volontari, un modo per fare qualcosa a propria volta. Per fare del bene, infatti, non è necessario avere un conto in banca, perché si può mettere a disposizione quanto di prezioso abbiamo: il tempo.

Un’altra storia riguarda una signora che, invece, ha utilizzato i soldi del regalo per la Festa della Mamma per donare una spesa. Il suo bigliettino recita: “Con i soldini del mio regalo per la Festa della Mamma faccio una piccola spesa per una mamma più bisognosa di me. Una mamma”.


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