Al Cardarelli è allarme contagi. L’associazione dei medici contro la direzione: “Servivano sanificazioni e tamponi”


Coronavirus a Napoli: al Cardarelli è allarme contagi. Ben otto affetti di Covid registrati in soli 15 giorni in un unico reparto. A dirlo è IlMattino.

La denuncia arriva dall’associazione dei medici dirigenti, l’Anaao Assomed, che si scaglia contro la direzione. Franco Verde, segretario provinciale dell’associazione, spiega: “C’è un padiglione che doveva essere riaperto il 28 aprile, dopo sanificazione e risultati dei tamponi a personale e pazienti”.

Eppure, Giuseppe Longo, il manager del Cardarelli, ha inaugurato la fase 2 dedicandosi al confronto con i sindacati sulla questione della sicurezza. Egli ha evidenziato, innanzitutto, la necessità di avere a disposizione più spazi per la ripresa di ambulatori e ricoveri, oltre a controlli con tamponi rapidi. Ha chiesto, inoltre, la restituzione del padiglione H alla sua funzione originaria (ortopedia) e il mantenimento del padiglione M per degenze e intensiva multispecialistica per malati conclamati o sospetti. Infine, il ripristino dell’ attività libero professionale di medici in spazi, stanze e ambulatori.

A fronte dell’insorgere dei nuovi contagiati, l’introduzione dei tamponi rapidi, eseguibili in meno di un’ora, avverrà già dalla settimana prossima. Saranno praticati agli accessi al pronto soccorso.

Su regolamenti e tariffe dell’intramoenia, emergono degli spunti dal confronto tra Anaao e Cimo. Ancora Verde chiarisce: “Inappropriata la decisione del manager di accendere i fari sulle tariffe dell’attività privata mentre ancora non sono sciolti i nodi della sicurezza da Covid. Sono stati assunti 10 anestesisti: bene, chiediamo che aumentino le sedute operatorie per ridurre le liste d’attesa”.

“L’intramoenia? Deve essere organizzata nell’ospedale in maniera trasparente e corretta in spazi separati e distinti. Prima la riorganizzazione e poi le tariffe”.

“L’attività libero professionale si fa dopo l’orario di lavoro, è un diritto che discende da un obbligo di legge. Anche le liste di attesa sono un falso problema perché ci sono anche per l’intramoenia. Servono soluzioni alternative, non si può negare. Servono linee guida regionali”– conclude Antonio De Falco (Cimo).

Concludendo, è chiaro che il Coronavirus al Cardarelli è un problema ancora irrisolto e richiede interventi tempestivi, oltre che efficaci.


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