Armi a Israele, i lavoratori del porto di Napoli le bloccano: “Non ci sporchiamo di sangue”


Napoli contro la guerra e, soprattutto, contro il genocidio del popolo palestinese. I lavoratori del porto hanno deciso di incrociare le braccia di fronte all’esportazione, verso Israele, delle armi che verrebbero utilizzate per colpire la popolazione civile causando la morte di centinaia di innocenti, compresi i bambini. L’occupazione israeliana dei territori palestinesi non solo è accettata dalle nazioni occidentali, ma anche incoraggiata attraverso la vendita di armi: l’Italia, ad esempio, è uno dei principali fornitori della nazione israeliana.

Contro tale stato di cose si sono mobilitati i lavoratori del Porto di Napoli aderenti alla sigla SI Cobas, che hanno rifiutato di partecipare allo smistamento dei carichi contenenti le armi dirette verso Israele. “Armi – afferma il sindacato – che servono ad alimentare guerre e profitti contro il popolo palestinese che da anni subisce una spietata repressione ad opera di Israele, una repressione che nelle scorse settimane ha portato allo sgombero di alcune famiglie arabe dalle proprie case a Gerusalemme est e che è sfociata nel bombardamento di Gaza con centinaia di morti, comprese decine di bambini, in risposta alle rivolte scoppiate su tutti i territori occupati”.

“Noi siamo senza se e senza ma al fianco del popolo palestinese – continua la nota – contro l’occupazione e l’aggressione sionista a Gaza. Denunciamo la complicità del governo italiano e della quasi totalità delle forze parlamentari con l’aggressione israeliana, e il silenzio assenso dello Stato al transito di armi da guerra israeliane sui nostri porti. Le nostre mani non si sporcheranno di sangue per le vostre guerre“.


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