Karate e borse studio: così la Fondazione Alessandro Pavesi salva i ragazzi dalla camorra


Nonostante le situazioni difficili di alcune realtà campane, sono numerose le fondazioni che agiscono sul territorio per poter dare ai giovani un futuro diverso. Una di queste è la Fondazione Alessandro Pavesi, fondata nel 2008 da Maurizio e Paola Pavesi. La fondazione nasce successivamente alla morte del figlio Alessandro, travolto da un pirata della strada di cui non si conosce l’identità. Alessandro aveva 19 anni, si era appena iscritto alla facoltà di giurisprudenza ed era appassionato di diritti umani.

Da qui nasce l’esigenza di creare questa fondazione, che ha come obiettivo quello di instillare il rispetto delle regole, della giustizia e della solidarietà. I beneficiari sono soprattutto ragazzi e famiglie in difficoltà. A raccontarci i progetti della fondazione e tutto il loro impegno sono proprio i genitori di Alessandro, raggiunti telefonicamente da noi di Vesuvio Live.

Fondazione Alessandro Pavesi: teatro delle emozioni e SPOT

Il primo è un progetto di teatro delle emozioni che avviene nelle scuole e fa tirare fuori ai ragazzi le loro emozioni ed il loro sentire, grazie a degli operatori pedagogici. Abbiamo 640 ragazzi, con 15 classi in varie scuole di Napoli. Queste emozioni poi le mettono in scena, raccontando i loro problemi, e non ci sono costumi, non c’è scena, niente. Anche i professori sono entusiasti, ci dicono che è molto utile per i ragazzi e sono attività anche molto funzionali all’insegnamento. Oggi con i social media non c’è contatto fisico“, ci hanno spiegato Maurizio e Paola.

Altro progetto è il progetto SPOT, sostenuto da tre fondazioni e copre una parte della nostra attività. Noi crediamo che lo sport sia un grandissimo insegnamento per il rispetto delle regole. Sono anni che sosteniamo una palestra a Scampia dove fanno karate e primeggiano da anni. Alcuni hanno vinto i campionati europei, mentre un altro ragazzo ha anche partecipato alle olimpiadi per disabili ed ha vinto. La cosa fondamentale è la disciplina che viene loro insegnata, il rispetto degli altri e delle regole. Ultimamente i nostri ragazzi hanno fatto anche due trasferte, a Basilea e Lussemburgo, dove hanno anche vinto. Parliamo di ragazzi che non erano nemmeno mai usciti fuori dal loro quartiere.”

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Altri progetti della Fondazione Alessandro Pavesi

La palestra è stata messa in sesto grazie ai fondi del progetto SPOT, e si trova nel Centro Gelsomina Verde messo su da Ciro Corona e dall’associazione Restistenza Anticamorra. Grazie a questi fondi, anche la sede della fondazione è stata spostata. Ora si trova in dei locali dell’ex mendicicomio di Via dei Cristallini, trovati da Padre Antonio Loffredo. Qui, anche grazie all’aiuto di Padre Loffredo, i ragazzi possono fare judo e boxe insieme alle Fiamme Oro della Polizia, che sono ormai diventati i loro allenatori. “È divenuto un polo di attrazione dove conciliare lo sport e la cultura“, affermano i genitori di Alessandro.

Altre iniziative della fondazione riguardano attività di doposcuola per i ragazzi del quartiere Sanità, che vengono seguiti quotidianamente da dei volontari. Sono ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori, però molti li seguono anche una volta terminati gli studi. Inoltre, per i bambini oltre al doposcuola c’è anche un servizio di logopedia, così da dargli la possibilità di stare al livello dei loro coetanei.

Bambini durante il doposcuola.

Il contributo della Fondazione anche oltre oceano

Noi bandiamo ogni anno una borsa di studio per un ragazzo che voglia andare a studiare diritti umani all’estero dopo la laurea. È una borsa dei diritti umani molto importante in Italia, e siamo arrivati ormai alla 14esima edizione. Alcuni ragazzi sono diventati professori all’estero, ad Haiti, in Ucraina, molti lavorano nell’ambito dell’accoglienza. C’è anche una ragazza di Scampia che studia a New York grazie ad un master preso a Londra con la nostra borsa di studio. Il tutto è possibile, in primis, grazie alla loro volontà, ed anche col nostro sostegno. Cerchiamo di essere un punto di riferimento per loro“, spiegano con orgoglio Maurizio e Paola, che non abbandonano mai i “loro” ragazzi, bensì li seguono passo passo.

La fondazione continua ad andare avanti grazie al 5×1000, a donazioni da parte di privati e di altre fondazioni che credono nei loro progetti, più quello che avrebbero dato Maurizio e Paola a loro figlio.


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