San Ciro patrono di Portici: dai Borbone ai giorni nostri


Ormai tutti sanno che San Ciro di Alessandria d’Egitto, medico e martire cristiano, divenne il Santo patrono dei Porticesi nel 1776 con decreto di papa Pio VI. Un legame mai più spezzato, ma sempre forte tra i cittadini ed il Santo, anche in periodi di forti crisi di fede cristiana come quelle di oggi. Nel 1764 (durante il Regno di Napoli), anno in cui la città di Portici attraversò una grave carestia, seguita da una gravissima epidemia di peste (si parla di oltre 20.000 morti), la gente si affidò al culto di San Ciro con la preghiera, invocando “il protettore degli ammalati” e San Ciro fece sentire la sua vicinanza tanto da guarire questi anche solo appoggiando la sua effigie sulle parti del corpo lacerate dalla malattia.

San Ciro però non viene considerato solo il santo patrono di Portici, è uno dei santi più invocati di Napoli, acclamato soprattutto in molti paesi vesuviani il 31 gennaio (un esempio a Somma Vesuviana), e la prima domenica di maggio, giorno in cui molti cittadini campani si spostano a Portici per venerare il Santo.

Molti dimenticano però che San Ciro diventa santo patrono di Portici con i Borbone, famiglia reale che ha amato e regnato in tutto il Sud, con un grande rispetto verso le tradizioni religiose locali.

I Borbone sono stati sempre molto cattolici, tant’è che Ferdinando II diceva che il suo Regno era bagnato da 3/4 da acqua salata (Mar Mediterraneo) e 1/4 da acqua Santa (Regno Vaticano). Essi infatti non portavano mai la corona “perché ‘a curona è d’ ‘a Madonna”.

Oltre ad amare Portici e far edificare la famosa Reggia nel 1742 con la Cappella Reale (ex teatro di Corte) nel 1749 (in essa sono presenti le statue di San Gennaro protettore di Napoli, Santa Rosalia protettrice di Palermo, e la statua in bronzo dorato dell’immacolata Concezione protettrice di tutto il Sud).

Fu proprio Casa Reale Borbone a commissionare la Statua di San Ciro nel 1770, la statua che oggi, ogni prima domenica di maggio, vediamo girare per le strade di Portici.

Del resto erano forti i legami tra la Corte e Giuseppe Moscatelli che arrivò a battezzare il principe ereditario:
una figura Porticese molto importante (per la nomina di San Ciro) che non va dimenticata, fu proprio quella di Giuseppe Moscatelli. Nato a Portici nel 1706 e ordinato sacerdote nel 1734 (anno dell’arrivo di Carlo di Borbone a Napoli), fu sempre in ottimi rapporti con Casa Reale, tanto che nel 1747, all’interno della reggia di Portici, tenne il battesimo del principe erede al trono di Napoli.

Nell’anno dell’epidemia di peste fu proprio lui a sostenere i fedeli ed invocare la protezione di San Ciro, richiedendo alle autorità ecclesiastiche di portare parti delle reliquie del santo che erano in quel tempo ospitate nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli a Portici. Al termine dell’epidemia, egli stesso si fece divulgatore del culto di San Ciro e con l’appoggio di casa Reale fece realizzare nel 1770, dal grande scultore napoletano Ferdinando Sperandeo, la famosa statua lignea del Santo che oggi tutti adoriamo.

Oggi, la presenza di San Ciro è ancora forte nella Roma Vaticana, a Napoli (soprattutto a Portici), in Puglia, in Sicilia, insomma in moltissime località dell’ex Regno delle due Sicilie, in cui c’è ancora l’usanza di adorare i propri santi patroni e portarli in processione in giro per le città, cosa che nel resto d’Italia solo in rare occasioni si svolgono tali eventi, sottolineando ancora una volta la diversità di tradizioni e culture (anche religiose) presenti tra il nord e il sud dell’Italia.

Fonti:
– Gli atti del glorioso S. Ciro martire alessandrino pricipal patrono della Real Villa di Portici, Napoli, 1845;
– Sito ufficiale del Santuario di San Ciro in Portici (santuariosanciro.it);
– “La marina mercantile delle Due Sicilie” di Lucio Militano (editoriale il giglio);
– Neoborbonici.it;
– Lo Speakers Corner (notizie su Giuseppe Moscatelli in figli famosi di portici).


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