Migranti a Torre del Greco: perché è un vantaggio aderire al protocollo SPRAR


Torre del Greco – Tiene banco ormai da giorni la questione dell’accoglienza di 276 migranti nella città corallina. Alcuni cittadini sono contro questa soluzione e giurano proteste, una situazione ideale per alcuni politici che in tal modo possono portare argomenti per la campagna elettorale, in vista delle imminenti elezioni comunali.

A sedare gli animi ci pensa – o, per lo meno, vorrebbe farlo – una comunicazione del Comune di Torre del Greco, il quale illustra perché sarebbe un vantaggio aderire al protocollo SPRAR.

Con riferimento ad alcune prese di posizione in ordine all’adesione del Comune di Torre del Greco al “Protocollo d’intesa per il miglioramento del sistema di accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale”, si precisa quanto segue.

Premesso che appare oltremodo strano che rilievi vengano evidenziati da parte di taluni a distanza di quasi tre mesi dalla sottoscrizione del Protocollo, avvenuta il 18 dicembre 2017 presso il Maschio Angioino di Napoli, si sottolinea, innanzitutto, che allo stesso hanno aderito ben 92 (novantadue) Comuni dell’Area Metropolitana di Napoli (incluso il capoluogo), per formare – insieme a Ministero dell’Interno, Prefettura, ANCI Campania, Parco Archeologico di Pompei e Reggia di Caserta – una “rete” tesa all’accoglienza e all’integrazione degli immigrati che giungono in Italia per sfuggire a guerre, carestie e persecuzioni nei loro Paesi d’origine.

Per restare ai soli Comuni vesuviani, si evidenzia che oltre a Torre del Greco hanno manifestato la propria disponibilità anche Castellammare di Stabia, Portici, Ercolano, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata, Somma Vesuviana, San Giuseppe Vesuviano, Boscoreale, Pompei, Ottaviano, Poggiomarino, Terzigno, Boscotrecase, Trecase e San Sebastiano al Vesuvio.

Un’adesione così estesa allo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) da parte di tanti amministratori locali è evidentemente motivata da un’attenta valutazione dei vantaggi che essa comporta rispetto all’alternativa determinata dai CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria). La differenza tra SPRAR e CAS è infatti sostanziale: perché mentre nel primo caso gli interventi sono programmati e gestiti dal Comune (con la possibilità di rimodulare il progetto laddove, in fase attuativa, dovesse risultare non coerente con gli obiettivi o con le esigenze locali), i CAS sono invece “calati dall’alto”, imposti dalla Prefettura, che può assegnare un numero di immigrati non definito in precedenza, specie quando è richiesto da una situazione di emergenza.

In concreto lo SPRAR consente di ospitare gli immigrati in base a criteri di proporzionalità e sostenibilità (rispetto alla popolazione residente), progettando interventi di accoglienza su misura per il territorio e accedendo ai finanziamenti del Governo centrale (che coprono la quasi totalità delle spese). Nel caso di Torre del Greco l’adesione allo SPRAR consente di ricevere al massimo la metà degli immigrati, calcolati con riferimento al numero dei residenti, cioè soltanto 138 rispetto ai 276, spettanti astrattamente, attraverso l’attivazione automatica della “clausola di salvaguardia” prevista dalla Direttiva del Ministro dell’Interno 11 ottobre 2016, che esonera il territorio da altre forme di accoglienza straordinaria ed imposta, cioè i CAS.


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