Stamane leggiamo sul metropolisweb dell’ennesima furbata che ogni mese costa migliaia di euro ai contribuenti di Torre del Greco, lo scandalo dei rimborsi alle ditte private presso cui sono assunti i consiglieri comunali di palazzo Baronale finisce all’attenzione della procura di Torre Annunziata e della corte dei conti di Napoli. A sollevare il caso, un esposto-denuncia presentato da un «corvo» evidentemente a conoscenza di tutti i trucchetti per garantire «soldi-facili» agli imprenditori che assumono politici che non potranno garantire – a causa degli impegni istituzionali in municipio – un costante impegno sul posto di lavoro.
Un vero e proprio dossier – inviato per conoscenza alla guardia di finanza e all’ispettorato del lavoro – in cui sono allegati i provvedimenti relativi alla «liquidazione degli oneri per i permessi retribuiti ai consiglieri comunali lavoratori» nonché le lettere di assunzione e le buste paga dei lavoratori con l’hobby della politica: «In un momento di piena crisi economica – si legge nella missiva ora all’attenzione degli investigatori – dobbiamo sopportare le ingiustizie di politici che, insieme ai 700/800 euro al mese di gettoni di presenza per chissà quali fantomatiche commissioni comunali, si sono fatti assumere da società di comodo non appena eletti»
Un «colpo di fortuna» fino a oggi costato la bellezza di circa 80.000 euro in dieci mesi, rigorosamente in soldi pubblici. Un «sistema» già finito in passato al centro di accese polemiche politiche, ma ora destinato a ulteriori accertamenti da parte delle autorità competenti. Chiamate a fare piena luce sulla legittimità delle assunzioni «perfino di nullafacenti che non hanno mai lavorato in vita propria – si legge nell’esposto-denuncia – e che, una volta eletti, sono riusciti a trovare un impiego presso ditte private di fatto non operative perché sprovviste di alcuna commessa».
Accuse precise e circostanziate che potrebbero fornire elementi utili sia alla procura di Torre Annunziata sia alla corte dei conti di Napoli che – secondo indiscrezioni – avevano già acceso i fari sulla vicenda.
Fino a oggi, infatti, sono in tutto sette i «politici-lavoratori»: allo «storico» Domenico Maida – l’ex assessore di Ciro Borriello, oggi fedelissimo dell’onorevole di Centro Democratico Nello Formisano, a luglio del 2012 fu il primo a essere baciato dalla «fortuna» della (ri)assunzione presso la sua precedente ditta di lavoro – si sono lentamente aggiunti il «mobiliere-ultrà» Pasquale Brancaccio, il «decano» del consiglio comunale Antonio Donadio – impiegato presso il centro diagnostico gestito dal figlio Nicola Donadio già dal 2007 – il rappresentante dell’Udc di Santa Maria la Bruna Vittorio Guarino, l’assicuratore Vincenzo Castellano – il meno «costoso» per le casse del Comune, con soli 1.300 euro di rimborso fino a dicembre – e l’ingegnere Luigi Mele, il «capo» dell’opposizione alla squadra di governo cittadino guidata dal sindaco Gennaro Malinconico. Un già «ricco» elenco a cui recentemente si è accodato il capogruppo della lista civica «Insieme per la città» Massimo Cirillo, arruolato agli inizi del 2012 dalla farmacia di Nazario Matachione a Santa Maria la Carità. Nomi su cui adesso si potrebbero concentrare – in scia al dossier inviato dal «corvo» di palazzo Baronale – le attenzioni degli investigatori per verificare la regolarità delle procedure per i rimborsi alle ditte private adottate a palazzo Baronale.