Crotone racconta poesie (Il parco giochi)


È proprio qui, in una delle città più belle della Calabria che la poesia vive.
Crotone è una città ormai abbandonata a se stessa, lasciata morire anno dopo anno, come una pianta meravigliosa che non viene annaffiata più. Ma perché? Perché un posto così carico di dolcezza dev’essere dimenticato? Vi porto a scoprire gli angoli più semplici ma tremendamente emozionanti.

Questo è il parco giochi dove da bambina sono cresciuta, tra foglie secche, altalene e sogni che toccavano il cielo. Oggi quasi nessuno ci va più, ed è triste; nessun bambino dovrebbe essere privato di un parco in cui giocare alla vecchia maniera, a contatto con la natura, con gli altri e se stessi, perché tablet e playstation saranno anche divertenti, ma è in posti del genere che riesci a capire chi sei, da dove vieni e chi vuoi diventare.

È qui che per la prima volta ci siamo sbucciati le ginocchia buttandoci in aria dall’altalena; è qui che le vecchie  generazioni hanno imparato a condividere, è qui che “posso giocare pur’io?” “facciamo a turno?” ci hanno mostrato quanto è bello condividere con gli altri un pallone, i giochi e tanti sorrisi; è qui che puoi alzare gli occhi e sentirti piccolo così, sotto gli alberi immensi.

Centro storico di Crotone

Spesso mi fermo a guardarlo, e mi si stringe il cuore nel vederlo vuoto, sembra un padre a cui sono stati portati via i propri figli.

Dove sono i bambini? Dove sono le loro urla e le loro risate? Dove sono i padri che li spingono sulle altalene? Dove sono le madri che li sgridano perché si sono sporcati i pantaloni? Io rivoglio i tempi dei parchi giochi.


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