Martina Carbonaro, la ragazza di Afragola ritrovata morta
La tragica storia di Martina Carbonaro non trova fine: furto nella notte nel garage della casa dove viveva con i genitori.
Una ferita che torna a farsi sentire, nonostante il tempo e lo sforzo di una comunità intera di rialzarsi. Nella notte tra giovedì 11 e venerdì 12 dicembre, ad Afragola, è stato compiuto un furto nel garage dei genitori di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa dallo scorso maggio dal suo ex fidanzato, in un caso che ha scosso profondamente la città e non solo.
I ladri, stando a quanto riportato da ANSA.it, avrebbero fatto irruzione nell’autorimessa dove la famiglia custodiva, oltre agli strumenti di lavoro del padre, anche gli striscioni e i manifesti usati per ricordare Martina nelle iniziative pubbliche dopo la sua tragica morte.
Nonostante all’interno vi fossero anche le chiavi dell’auto di famiglia, i malviventi non hanno portato via il veicolo, limitandosi ad asportare attrezzi e oggetti di valore minore. Un elemento, quest’ultimo, che carica di sospetto l’accaduto.
Il furto, infatti, pur nei suoi contorni “comuni”, assume una dimensione simbolica forte proprio perché tocca un luogo che per la famiglia e per molti cittadini era diventato simbolo di memoria.
Quello stesso spazio, che custodiva il ricordo della giovane vittima di femminicidio, si è trasformato, nel silenzio della notte, in scena di un’altra violazione, lasciando dietro di sé una scia di amarezza.
Martina era uscita di casa alla fine di maggio per incontrare un’amica e non era più tornata. Le indagini avevano portato all’arresto dell’ex fidanzato, Alessio Tucci, accusato di averla uccisa e poi di aver nascosto il corpo in un edificio abbandonato nei pressi dello stadio Moccia.
La notizia del furto è stata accolta con sconcerto dai residenti e dai conoscenti della famiglia, ancora provati dalla tragedia e dall’impegno quotidiano nella promozione di iniziative contro la violenza di genere. In molte città italiane casi simili, pur diversi nelle dinamiche, hanno portato a dibattiti sulle misure di protezione e supporto alle vittime: nel caso di Martina, la memoria collettiva è ancora troppo fresca perché ferite del genere non lascino un segno.
La comunità, ancora una volta, si stringe attorno alla famiglia Carbonaro con la speranza che gesti come questo non oscurino l’impegno civile che era nato in memoria di una ragazzina che non c’è più.