Perché il Napoletano ha sostituito il nome proprio di questa stagione con il sostantivo comune?
Ebbene, meglio fare prima una premessa per quando riguarda le stagioni: per noi napoletani esse non sono 4 bensì 2.
Sì, perché per i partenopei le stagioni sono identificabili con l’inverno e l’estate. Il resto (ossia primavera ed autunno) sono ‘e miez’ tiemp’. Le stagioni miti, insomma, di transizione tra le due più rappresentative dei picchi climatici, hanno un appellativo che si riferisce più al passaggio climatico che alla stagione in sé. Anche se comunque la primavera è una stagione molto apprezzata dal popolo meridionale, grazie all’avvento della fioritura, del primo sole e della rinascita della terra. Sono molte le canzoni classiche napoletane che si riferiscono ad essa, dando centralità al mese di maggio (come Era de maggio, Torna maggio, Na sera ‘e maggio ed altre ancora).
Ma torniamo all’estate. La Lingua Napoletana conferisce a questa stagione un ruolo sovrano, nominandola ‘a staggione: ossia, la stagione per eccellenza, che domina sulle altre per gli aspetti gradevoli che regala agli esseri umani e alla natura. Rispetto agli altri periodi dell’anno l’estate ha una posizione predominante. Arriva il sole e con esso i primi bagni; le serate sono calde e pacate, rasserenando gli animi che smaltiscono lo stress quotidiano. Per le popolazioni che vivono in prossimità della costa, l’estate prende un significato più profondo. Diventa emblema di un cambiamento totale, nella vita della gente. Sia perché molti vivono grazie al mare e al turismo, sia perché tutti i ritmi giornalieri cambiano e le giornate sono scandite con tempi e attività rovesciati.
Quindi, è proprio il caso di dirlo: è arrivata ‘a staggione!