Eppure, Genny è morto lo stesso. Ed è morto per caso, perché la camorra non guarda in faccia nessuno, cerca solo di ricordare “chi comanda” e lo fa nei modi più disparati. Sparare all’impazzata e alla rinfusa è uno di questi. Genny fu colpito alle spalle, probabilmente mentre cercava di scappare. Si era attardato sotto casa con gli amici, mai a pensare che una mezz’ora in più in strada potesse decidere le sorti della sua vita.
Genny non è stato ammazzato perché amico di uno dei delinquenti del quartiere, né tanto meno perché aveva partecipato a una rissa durante Napoli-Sampdoria, nell’agosto del 2015, quando vari gruppi di tifosi azzurri se le diedero di santa ragione e senza un motivo. No, il tifo violento non c’entra.
C’entra invece la camorra del presente, quella che domina dal dietro le quinte ma che uccide anche solo per onore. La camorra dell’area nord, quella che controlla la più grande piazza di spaccio di droga, quella che fa affari con Scampia e Secondigliano.
A rivelarlo è il boss pentito Carlo Lo Russo, a riportarlo in esclusiva è Il Mattino a firma di Leandro Del Gaudio. Furono proprio i killer Lo Russo ad uccidere Genny, per vendicarsi di una stesa avvenuta pochi giorni prima a Miano, fino a poco tempo fa territorio dei del boss pentito e della sua “banda”.
Genny è stato ucciso da chi, probabilmente, non sapeva neppure della sua esistenza. Ucciso da chi non guarda in faccia nessuno: donne, vecchi, bambini, ragazzini, colpevoli o innocenti. A questa gente non importa chi sei, a questa gente interessa solo sentirsi grande.
Genny non c’è più, cinque moto e un proiettile lo hanno ucciso senza un motivo. Quanti altri Genny Cesarano dovremo ancora piangere?