Assonanze di ferro e vetro nelle Gallerie di Napoli e Milano

Una mattina a Milano, Piazza Duomo.

Scendete dalla metro affollata e vi si apre davanti agli occhi la figura maestosa del Duomo.

Vi muovete verso la facciata della cattedrale gotica e notate una grande apertura alla vostra sinistra. E’ la Galleria Vittorio Emanuele II, che si presenta come un arco trionfale, pronto ad accogliere la passeggiata nel salotto della città.

Una mattina a Napoli, Via San Carlo.

Vi siete lasciati alle spalle Castel Nuovo e procedete lungo la Via illuminata da un sole tiepido.

Qualche scooter passeggia alla vostra sinistra mentre iniziate a scorgere l’ingresso della Galleria Umberto I, con le sue colonne di travertino a farvi da usciere.

A Napoli come a Milano il visitatore, il cittadino, il turista entra e guarda.

Milano – Galleria Vittorio Emanuele II

Ciò che vede è uno spettacolo architettonico analogo, sebbene non uguale, reso differente dalla varietà meravigliosa di sfumature di luce che giungono da un cielo identico, che sottende un’unità: tutto infatti, così a Milano come a Napoli, è avvolto da una chiarore fioco e antico, che rimanda a porzioni di Storia condivisa, che talvolta pare disti più di 700 geograficissimi chilometri.

Nelle Gallerie, sotto i loro incastri di ferro e di vetro, tra le personificazioni mosaiche o pittoriche dei quattro continenti, le raffigurazioni delle virtù della scienza e le capitali storiche del Regno d’Italia, si possono sentire i passi e i riverberi di Giambattista Vico e di Cesare Beccaria (che mai videro le Gallerie), di Croce e di Manzoni, di Jannacci e di Murolo.

Napoli – Galleria Umberto I

E poi, l’avanspettacolo, le proteste, i comizi, il cinema.

Tutto si miscela e tutto lievita.

Giunti al centro del Passage milanese, nella Milano funzionale, viene allora quasi da sorridere a pensare che l’usanza, anzi, la tradizione voglia che il viandante debba strisciare tre volte il piede sulle“palle” del toro, rappresentato nel mosaico che raffigura Torino Capitale d’Italia, per ingraziarsi un po’ di fortuna. Questo rito scaramantico, ripetuto centinaia di volte al giorno dai passanti, principalmente turisti, usura velocemente l’immagine del toro (creando un foro nel pavimento mosaicato) che deve essere ripristinata frequentemente, per la gioia dei puristi del bilancio.

E a Napoli, mentre sui tamburi della Cupola di Galleria Umberto I si ammirano le Stelle di Davide, a ricordarci che la massoneria del Grande Oriente qui ha la sua dimora, un poco più avanti assaggiamo una fetta della bontà popolare partenopea: la Pizza.

Sotto le cupole, eclettiche e luminose ragnatele, si guarda in alto e non ci si sente ingabbiati e il tragitto prosegue lungo le braccia di entrambe le Gallerie e poi verso l’esterno, dove due città ritrovano, come fuoriuscite da un passaggio atemporale, le loro dimensioni, non uguali e non diverse, e insieme risuonano.

Napoli

 

Fonti:
Wikipedia Commons Immagini
Wikipedia