Operai morti cadendo da una impalcatura al Rione Alto
Sono stati completati gli accertamenti tecnici nel cantiere di via Domenico Fontana, dove il 25 luglio tre operai hanno perso la vita precipitando da un impianto di sollevamento. L’attenzione degli inquirenti si è concentrata su un tubolare spezzato in corrispondenza di una saldatura e sul serraggio dei perni di ancoraggio, componenti ritenuti potenzialmente determinanti per comprendere le cause dell’incidente.
Alle operazioni, disposte dalla Procura di Napoli e considerate irripetibili, hanno partecipato i consulenti tecnici nominati dalle parti coinvolte, tra cui imprenditori, direttori dei lavori e l’amministratore del condominio. Presenti anche gli avvocati delle famiglie delle vittime.
Durante i rilievi, condotti sotto la supervisione della polizia scientifica e dell’Ispettorato del lavoro, sono stati esaminati bulloni, perni e l’intera struttura del montacarichi. In particolare, sono emersi elementi che destano forte preoccupazione: un tubolare danneggiato proprio in corrispondenza di una vecchia saldatura e perni talmente allentati da poter essere svitati a mano.
Il consulente nominato dalla Procura, per conto del pubblico ministero Stella Castaldo della sezione “lavoro e colpe professionali”, dovrà ora depositare una relazione dettagliata entro 90 giorni. È stata inoltre acquisita tutta la documentazione relativa all’impianto installato nel cantiere.
Al centro delle indagini c’è anche la corrispondenza tra l’impianto effettivamente installato e quello previsto nel contratto di noleggio. Secondo le verifiche preliminari, il montacarichi in uso potrebbe non coincidere per modello e capacità con quello dichiarato: la portata autorizzata era di 450 kg, ma il mezzo presente sul posto potrebbe reggerne di meno.
Un ulteriore punto critico riguarda la fase di montaggio. Le autorità stanno cercando di chiarire chi abbia materialmente assemblato l’impianto. Non si esclude che tra i montatori ci fosse anche uno degli operai deceduti, due dei quali risultano lavorare in nero.
Durante lo smontaggio della struttura, avvenuto con l’ausilio di una gru, i legali delle famiglie delle vittime hanno sollevato dubbi sulla presenza indiretta del titolare dell’impresa coinvolta e indagato nell’inchiesta. Secondo quanto riferito, avrebbe fornito indicazioni tecniche alla ditta incaricata dello smontaggio, comportamento ritenuto “inopportuno” data la sua posizione nell’indagine. L’intera struttura è stata ora posta sotto sequestro per consentire ulteriori analisi tecniche.