NoMeloniDay a Napoli
A Napoli migliaia di studenti in strada per difendere la loro scuola, la scuola pubblica. Anche i ragazzi partenopei partecipano al NoMeloniDay, che a queste latitudini però assume un significato ancora più speciale: a Napoli, ed al Sud, la scuola è strumento contro la strada, la dispersione scolastica, la mancanza di prospettive, l’alternativa alle vie più semplici che conducono però sistematicamente al cimitero, o dietro le sbarre se tutto va bene.
L’ultimo report di Save the Children dal titolo Senza Filtri dipinge infatti un quadro drammatico per gli adolescenti meridionali, che non hanno accesso alla cultura. In Campania, per esempio, meno della metà degli adolescenti legge libri al di fuori di quelli scolastici (il 46,4% rispetto alla media italiana del 53,8%), solo il 37,4% ha visitato mostre o musei, contro la media nazionale del 50,1%, il 32,3% siti archeologici (contro il 40,2% della media nazionale). Il 28,8% è andato a teatro e il 35,6% a un concerto, rispetto al 33,2% e al 33,3% del dato nazionale. Al Sud un adolescente su tre non fa attività fisica.
Dati che segnano una vera e propria emergenza che, unita al calo drastico del numero di giovani (oggi 4,5 milioni, nel 1983 erano 6,5 milioni), restituisce timori e paure sul destino dell’Italia stessa. Bisogna fare qualcosa, oggi, subito. È fondamentale invertire la rotta.
Gli studenti chiedono un altro modello di scuola, rimarcando le criticità di uno schema che avrebbe bisogno di un restauro radicale, a partire dagli stessi edifici che ospitano le scuole. L’Italia è una nazione che fa fatica a stare al passo con la modernità, non investe nella cultura, nella ricerca, nella scuola. Non punta sui giovani e, così facendo, cancella di fatto il futuro.
Un tema presente da decenni nella nostra società, ma nel corso dei decenni non si sono mai trovati i fondi necessari per gli investimenti e le riforme necessari. È bastata una parolina di Trump, invece, per stanziare miliardi di euro in armamenti. C’è qualcosa che non va.