Il Cratere degli Astroni, da riserva di caccia a oasi del WWF

A nord-ovest della città di Napoli si trova una vasta zona di origine vulcanica: i Campi Flegrei. In questo luogo sono situati circa ventiquattro crateri, alcuni dei quali presentano manifestazioni gassose effusive, come l’area della Solfatara, o idrotermali, come Agnano, Pozzuoli e Lucrino. Le attività esplosive di questa terra hanno da sempre alimentato la fantasia degli antichi che pensavano che qui vivessero Giganti, Ciclopi o Titani.

Il cratere più grande dei Campi Flegrei è quello degli Astroni. Ha un’estensione di 247 ettari e un perimetro di circa dieci kilometri. Il cratere è stato generato a seguito di sette eruzioni avvenute tra quattromila e tremila anni fa. È definito “anello di cenere” poiché è costituito prevalentemente da ceneri e scorie vulcaniche originate dal contatto tra magma incandescente e falda acquifera presente nel sottosuolo. Proprio a seguito di queste eruzioni particolarmente violente tutti i crateri dell’area flegrea non presentano la classica struttura a cono e sono difficilmente rintracciabili rocce laviche. Gli Astroni sono uno dei pochi siti dove è possibile osservare queste rocce dette “trachiti”, che costituiscono una parete rocciosa denominata “la Caprara” o “cava trachitica”, in quanto utilizzata in passato per lo sfruttamento edilizio.

percorso all’interno della Riserva

All’interno del cratere vi sono tre colli, Imperatrice, Rotondella e Pagliaroni, che ne occupano gran parte della superficie e che si sono formati in seguito all’attività eruttiva. Il punto più basso del cratere è una zona piatta dove si trovano tre laghi: il lago Grande, Cofaniello Piccolo e Cofaniello Grande, con una vegetazione tipica delle zone lacustri fatta di canne, giunchi, tife e salici. In passato l’area protetta fu eletta a territorio di caccia reale da Alfonso d’Aragona. Assunse particolare rilievo con Carlo III di Borbone che fece realizzare un villino di caccia denominato “la Vaccheria”, ampliare la torre d’ingresso, edificare due torri di guardia, e costruire un muro di cinta lungo tutto l’orlo del cratere. La zona fu riserva di caccia fino agli inizi del Novecento. Questa funzione ha permesso la conservazione, fino ai giorni nostri, del bosco di castagni, olmi, querce e pioppi.

Gli Astroni hanno una particolare vegetazione invertita favorita dal microclima e dalla natura vulcanica del luogo che presenta una forma a catino con la presenza di specchi d’acqua, una falda acquifera superficiale e l’elevata umidità. Non solo una flora preziosa, ma anche una fauna composta da alcuni eccezionali esemplari. Tra le specie di uccelli si ricordano pettirossi, fringuelli, ghiandaie, picchi rossi, merli e morette tabaccate, specie di anatra tra le più rare d’Europa. Tra i rapaci si segnalano sparvieri, falchi, civette, barbagianni e allocchi. Sono inoltre presenti volpi, donnole, ghiri e ricci. Durante la Seconda Guerra Mondiale il cratere fu utilizzato come deposito delle armi e alla fine degli anni Novanta è diventato un’oasi del WWF e una riserva naturale statale.

All’interno della riserva è presente il Centro di Educazione Ambientale che ha come obiettivo prioritario la realizzazione di programmi di educazione ambientale. Offre ai visitatori la possibilità di fare laboratori, osservare ai microscopi reperti animali, vegetali e minerali, e possiede una biblioteca-videoteca fornita di oltre 1500 testi utili per effettuare ricerche ambientali.

Fonti:  Dario Cacace, Antonio Falessi, Giuseppe Marotta, “I sistemi agroalimentari e rurali in Campania”, Milano, Angeli, 2005

Ugo Leone, “Beni ambientali”, Napoli, Guida, 2006

“Campania, Abruzzo, Molise”, Milano, Touring Editore, 2002

Comune di Napoli