Il consiglio comunale di Torre del Greco ha riconosciuto, oggi 29 luglio 2025, lo stato di Palestina approvando all’unanimità un Ordine del Giorno a firma congiunta di M5S e PD.
Meglio poco che nulla e meglio tardi che mai. Dopo che lo scorso 24 giugno alcuni consiglieri comunali di Torre del Greco avevano fatto cadere il numero legale durante l’esposizione di un’OdG avente a tema la pace, con particolare attenzione alla situazione in Medioriente, un secondo scivolone sarebbe stato imperdonabile.
Poco, probabilmente, ma pur sempre un punto d’inizio. Poco, perché si arriva a questa votazione grazie ad un compromesso tra due posizioni distinte, quelle del PD e quelle del M5S, a loro volta distanti nel merito e nel metodo dalla piazza che due sabati fa è scesa a manifestare numerosa.
Una piazza che chiedeva non l’equidistanza tra due contendenti alla pari – come sembra voler suggerire la parte “dem” dell’OdG in questione – ma per ribadire il diritto negato dei palestinesi ad esistere, per mano di azioni genocide e lontane dal diritto internazionale, perpetrate da 80 anni ad opera di Israele (altro che 7 ottobre…).
Ma anche questa è politica, con le “democratiche” distanze tra le posizioni, anche su temi scottanti come la situazione in Medioriente. Stasera però a Torre del Greco si scrive un pezzettino di storia, e lo si scrive stando dalla parte giusta.
Meglio tardi che mai, dicevamo. La “fuga dall’aula” dello scorso 24 giugno mentre la consigliera Viscovo snocciolava il numero dei morti a Gaza resterà certo per un bel pezzo nella top ten delle scene più becere vissute a Palazzo Baronale.
Stasera la parte politica della città ripara a quel “danno d’immagine” allineandosi a ciò che diversi stati europei stanno facendo in queste settimane (la Spagna, ma si prevedono provvedimenti analoghi anche in Francia e Regno Unito) e molti comuni anche del napoletano hanno deliberato: tra questi il capoluogo Napoli, Visciano e i “cugini” di Portici che ci hanno preceduto di alcuni giorni.
La parte civile (che qualcuno ha pure accusato di essere “incivile”) ci aveva pensato qualche giorno dopo, dipingendo un’enorme bandiera palestinese sulle scale della villa comunale Ciaravolo. La foto ha fatto il giro del mondo, i turisti che passano ci si fanno i selfie, gli autori restano tuttora ignoti.
Il provvedimento approvato in consiglio prevede in primis, una presa di distanza dalla politica nazionale del governo più a destra della storia repubblicana, che trova difficile spendere parole di compassione mentre i civili in fila per il pane vengono mitragliati con armi Made in Italy (5,2 milioni di euro il valore delle armi esportate dal “belpaese” a Tel Aviv).
Ma sancisce anche il diritto di esistere come stato, con tutti i benefici diplomatici e di diritto che ne conseguono, al popolo palestinese, un popolo che non abbassa la testa di fronte a chi vuole cancellarlo dalla faccia della terra.
Per una città cancellata dalla furia della natura decine di volte e che ha sempre trovato la forza di rialzarsi, che sa cosa significa sparire e poi rinascere; per una città di mare fatta di gente che ha viaggiato, che ha visto onde e porti, sale e tempeste, che sa bene cosa significa “accoglienza”; per una città che prega sotto l’Immacolata e per San Vincenzo che diceva “fate bene il bene”; per una città da sempre orgogliosamente “corallina” prima che napoletana, identitaria ed antifascista.
Per tutti questi e centomila altri motivi, stasera a Palazzo Baronale, un pò di emozione sarà pur concessa. Un Palazzo Baronale sul quale a breve svetterà una bandiera che, per quanto continui ad essere strumentalmente tirata da ciascuno dei suoi lembi, porta scritta su uno sfondo arcobaleno la parola più bella del mondo: pace.