Società

La moneta da 1 centesimo sparisce e con essa anche il Sud: addio simboli del Mezzogiorno

Ufficiale ormai da tempo la scelta della Zecca di Stato sullo stop alla produzione delle monete “di acciaio e rame” da 1 e 2 centesimi, con un lento arrotondamento dei prezzi anche nei supermercati (i primi Esselunga e Conad). Il motivo principale? Un caso veramente strano: il costo di produzione delle monete era più elevato del valore monetario stesso.

Il punto cruciale non riguarda solo la produzione ed il valore che queste monete hanno economicamente, ma anche il valore che queste hanno (o non hanno) in termini di identità italiana con la libertà che la BCE ha lasciato agli stati nel rappresentare, sul retro, i simboli più importanti di questi, dandogli in un certo qual modo una diversità e una distinzione nella moneta circolante.

Ogni giorno ci passano quotidianamente tra le mani quei simboli che lo Stato Italiano ha scelto con l’entrata in vigore dell’euro. Ma anche questa volta ha preferito lasciare il Sud e qualcosa che lo rappresentasse indietro, concedendogli solo il valore più basso tra le monete: il centesimo.

Per la moneta da 2 euro non poteva mancare Dante Alighieri che rimane un simbolo Italiano forte ma soprattutto di Firenze e quindi del Centro-Nord. Sulla moneta da 1 euro “l’Uomo Vitruviano” di Leonardo, conservato all’accademia di Venezia, Nord.

Per i 50 centesimi la statua di Marco Aurelio a cavallo (Roma, Centro). Niente Maschio Angoino e neanche una Reggia di Caserta o un Cristo Velato (magari) neanche sui 20 centesimi occupati da una statua di Umberto Boccioni (alta 1,20 metri, Milano) o sui 10 centesimi con la fiorentina Nascita di Venere (Firenze, Centro-Nord), sui 5 centesimi (Colosseo di Roma, Centro) e finanche sui 2 centesimi occupati dalla Mole Antonelliana (Torino, Nord).

E siamo giunti, infine, alla moneta da 1 centesimo “generosamente” concessa a Castel del Monte (Puglia) ma ormai per l’appunto fuori corso. Insomma anche nella scelta simbolica delle monete italiane, il meridione d’Italia non viene considerato, ma anzi alcun rimorso o ripensamento se va cancellato. Neanche l’intenzione di salvare le apparenze. Un’ennesima prova per farci capire che il Sud per l’Italia è poco importante? Certamente è un ennesimo tassello su cui riflettere, pur avendo dato questo stesso Sud il suo grande contributo all’Italia, a cominciare dal nome.

Emilio Caserta, giornalista e responsabile ufficio stampa istituzionale. Direttore de "L'Identitario - Quotidiano Indipendente", collaboratore di Vesuviolive ed altre testate giornalistiche locali e nazionali. E' Coordinatore giovanile Nazionale del Movimento Neoborbonico, laureato in Economia e Commercio e proprietario del sito e-commerce identitario www.bottega2sicilie.eu e socio fondatore del 'Caffè Identitario' a Napoli. Appassionato di storia di Napoli e Sud (in particolare dal periodo del Regno delle Due Sicilie a quello Risorgimentale Post-unitario), Attivista del "Comprasud" per la difesa dei prodotti e delle aziende presenti sul territorio meridionale dall'Abruzzo alla Sicilia, collabora con diverse associazioni di beneficenza territoriale.