Società

Frank Caprio, il giudice e star del web ha origini napoletane

Frank Caprio, lo conoscerete certamente, è quel giudice che spesso ha commosso il web in tutto il mondo. I video di cui è protagonista hanno raggiunto milioni e milioni di visualizzazioni e condivisioni, per molte sue sentenze andate a buon fine specialmente per gli imputati che si dimostrano “brave persone” (come dice lui) e che hanno commesso ovviamente reati minori, scambiando chiacchiere amichevoli con i figli di coloro che sono sotto giudizio alla sua corte.

Frank Caprio diventa noto al grande pubblico televisivo non appena i suoi processi cominciano ad essere trasmessi dal programma ”Caught in Providence”, un programma inizialmente trasmesso sulle reti locali, e poi nel 2018 nazionali, che mostra al pubblico da casa i processi americani.

Negli ultimi anni, con la “moda” di caricare sul web i programmi trasmessi nelle Tv, approda sui social e più precisamente nel 2015 su Youtube (e poi su Facebook), raggiungendo fin da subito milioni di persone anche oltreoceano. Questo straordinario giudice, famoso per la sua tolleranza oltre che per la sua simpatia ed umanità, anche in Italia è diventato un personaggio molto seguito negli ultimi anni, e forse c’è anche una motivazione, anche se probabilmente pochi la conoscono.

Egli infatti ha un forte legame con l’Italia, essendo figlio di emigranti italiani, più precisamente meridionali. Evidentemente farà parte di quella seconda generazione, figli di coloro che partirono dal Sud dopo l’unità d’Italia (o dovuta alle grandi guerre), come anche i nonni materni, obbligati alla ricerca di una fortuna che in questo Paese non erano riusciti a trovare. Nasce nel quartiere di Federal Hill, a Providence, il 23 novembre del 1936, figlio di Antonio e Filomena Caprio (cognome diffuso soprattutto nell’Italia centro-meridionale).

Suo padre, emigrato negli Stati Uniti d’America dalla Campania, più precisamente dal Casertano, lavorava come lattaio e venditore ambulante di frutta, ed il giovane Frank, ancora piccolo, gli dava una mano. Crescendo però lavorò anche come lavapiatti e lustrascarpe pur di contribuire al benessere della famiglia ed ai suoi studi, insomma un uomo che sa certamente cosa vogliano dire umiltà e lavoro.

Nella prima età adulta, mentre la mattina insegnava al liceo di Providence, la sera frequentava il corso di studi per il conseguimento della laurea in Giurisprudenza alla Suffolk University School of Law di Boston. Ancora oggi, nonostante l’età, è il giudice capo del tribunale municipale della sua città natale, ma in passato è stato il direttore del Consiglio dei governatori del Rhode Island.

Il suo programma “Caught in Providence”, ha avuto un totale di 100 milioni di spettatori dal 2017 al 2019, pur avendo una storia di vent’anni alle spalle tra le frequenze locali.

Ha stupito il mondo per la sua giovane età mentale, per la sua elasticità e la sua empatia. Un uomo che porterà certamente con se anche i drammi di quell’emigrazione proveniente dal Sud Italia, cominciata dopo il 1861 e mai più fermata. I suoi genitori sono soltanto due tra gli oltre 20 milioni di meridionali che in oltre un secolo e mezzo anni hanno lasciato la loro terra per “un mondo migliore”. La nostra emigrazione ha avuto come mete soprattutto terre quali l’America, il Nord Europa e l’Australia, pur lasciando alla nostra patria, un destino sempre più segnato.

Si stima che Napoli sia solo la quinta città in cui ci sono più “napoletani” (discendenti di napoletani e meridionali), infatti ai primi tre posti troviamo tre città del Sud America, e più precisamente: San Paolo in Brasile, Buenos Aires in Argentina, e Rio de Janeiro in Brasile, e al quarto posto Sidney (Australia).

Solo dai porti di Napoli e Palermo (le due ex capitali del Regno delle Due Sicilie “da cui non partiva nessuno fino al 1861”), oltre che da quello di Genova, fu stabilito che dovessero essere i siti portuali italiani da cui salutare i migranti, con la legge per la regolazione delle migrazioni del 31 gennaio 1901, n. 23.

Fa certamente piacere pensare che il nostro Sud abbia donato tanto al mondo, magistrati come lui ma anche grandi attori, artisti, medici, politici un pezzetto di se (che certamente avrebbero potuto contribuire anche qui al benessere sociale); fa certamente meno piacere che per per donare quel pezzetto si sta svuotando quasi del tutto la nostra terra, il nostro Sud.

Fonti:
– https://www.rimonthly.com/judge-frank-caprio/
– Istituto Americano “Demographic”,

Emilio Caserta, giornalista e responsabile ufficio stampa istituzionale. Direttore de "L'Identitario - Quotidiano Indipendente", collaboratore di Vesuviolive ed altre testate giornalistiche locali e nazionali. E' Coordinatore giovanile Nazionale del Movimento Neoborbonico, laureato in Economia e Commercio e proprietario del sito e-commerce identitario www.bottega2sicilie.eu e socio fondatore del 'Caffè Identitario' a Napoli. Appassionato di storia di Napoli e Sud (in particolare dal periodo del Regno delle Due Sicilie a quello Risorgimentale Post-unitario), Attivista del "Comprasud" per la difesa dei prodotti e delle aziende presenti sul territorio meridionale dall'Abruzzo alla Sicilia, collabora con diverse associazioni di beneficenza territoriale.