Oggigiorno è ancora più evidente, grazie al lavoro di sensibilizzazione operato da numerose associazioni, come i bambini con disabilità abbiano bisogno di cure e attenzioni particolari. Proprio per questo, nasce 15 anni fa l’onlus “A Ruota Libera”, che ha l’obiettivo di aiutare persone con disabilità in età post scolare. Uno dei progetti dell’onlus è “La Casa di Matteo“, nata da un’idea di Luca Trapanese e Luigi Volpe. Quest’ultima si occupa di accogliere bambini abbandonati oppure che il Tribunale dei Minori ha deciso di togliere ai genitori. Sono bambini che soffrono di gravi patologie e forme tumorali, che nessuno vuole adottare perché destinati a vivere solo per pochi anni. “La Casa di Matteo” vuole cercare di dare loro un affetto familiare e di accompagnarli fino all’ultimo giorno di vita.
A raccontarci il progetto è il co-fondatore, Luigi Volpe, raggiunto telefonicamente dalla redazione di Vesuvio Live. I bambini sono seguiti da uno staff di 5 infermieri e 5 educatori sociali, ma anche dottori e ragazzi che, come volontari, assistono i bambini giorno per giorno. Infatti, vengono seguiti sempre sia dal punto di vista medico che educativo, anche quando vengono ricoverati, con una giornata scandita da attività ben precise. La disponibilità è di 7 posti, e restano finché resistono o finché il Tribunale non li reintegra in famiglia. Una volta, una famiglia ha anche adottato una delle bimbe, perché aveva una patologia grave ma abbastanza gestibile.
“Matteo era un bimbo che io e mia moglie avevamo adottato, però aveva una grave forma tumorale che prima che compisse 2 anni se l’è portato via. Noi abbiamo voluto creare qualcosa che potesse ricordarlo e ringraziarlo per essere arrivato nella nostra vita, e per dare a qualche bimbo che si trova nella sua stessa situazione, senza famiglia e con gravi patologie la possibilità di avere una famiglia“, ci spiega Luigi Volpe. Inoltre, la comunità è in contatto con le ASL e con i Tribunali dei Minori, ma ultimamente hanno ricevuto richieste da tutte le regioni, perché “La Casa di Matteo” è l’unica struttura così in tutto il Sud Italia.
“Abbiamo inaugurato prima del covid un’altra sede a Bacoli, in un edificio che il ‘Pio Monte della Misericordia‘ ci ha dato in comodato d’uso. L’abbiamo ristrutturato e arredato grazie all’aiuto di altre fondazioni, ma il covid ci ha bloccato. Lì vogliamo ospitare bimbi con le loro famiglie che vengono da fuori regione qui da noi per curarsi, e fare anche corsi e attività per bambini disabili. Adesso speriamo di ripartire appena si calma tutto.”
“Noi sopravviviamo grazie a raccolte fondi e con l’aiuto di altre fondazioni ed onlus, tra cui la fondazione di Ferrara e Cannavaro. Ultimamente si è affezionato a noi anche il Presidente De Luca, che ci ha promesso un contributo speciale che ci permetterà di pagare gli arretrati e di andare avanti. Mentre un anno fa, eravamo in grande difficoltà e la guardia di finanza ha deciso di aiutarci organizzando una raccolta fondi con la Banca Mediolanum. Hanno raccolto quasi 100mila euro e ci hanno permesso di continuare. Io li ringrazierò per sempre“, afferma sempre il co-fondatore. “Siamo molto attivi anche sui social, dove abbiamo avuto un grandissimo riscontro che nessuno si aspettava. Tante persone si sono avvicinate a questa nostra realtà.”
Tra lo staff ed i bambini non c’è il classico legame che si crea in ospedale, e ci sono stati anche episodi in cui le infermiere li hanno dovuti “prendere per i capelli”. “Io le chiamo le ‘mamme infermiere‘, perché nonostante la loro professionalità, sono come delle mamme per i bimbi. In quei momenti hanno pensato ai bambini come a dei figli, non solo come dei pazienti. Anche i bimbi ormai riconoscono le persone, si è creato un forte legame tra loro che anche da un minimo gesto capiscono che ci sei. È un legame che in un ospedale non si sarebbe mai creato.”