Calcio Napoli

Giuffredi shock: “A Firenze Di Lorenzo ha collassato in albergo. L’hanno trovato in stanza”

Mario Giuffredi ha rotto il silenzio. Il procuratore del capitano azzurro Giovanni Di Lorenzo, ha parlato in una conferenza stampa indetta appositamente presso il Gold Tower Lifestyle Hotel di Napoli.

Giuffredi shock: “A Firenze Di Lorenzo ha collassato in albergo. L’hanno trovato in stanza”

Questi i passaggi più importanti delle sue dichiarazioni:

“Da circa una settimana Giovanni Di Lorenzo, in accordo con il club, ha comunicato tramite una sua lettera la volontà di rimanere al Napoli e continuare qui il suo percorso professionale e di vita.

Mi sembrava doveroso dunque fare un po’ chiarezza su quanto accaduto, per due semplici motivi: il primo è perché ci teniamo che il tifoso del Calcio Napoli sappia tutta la verità. Non bisogna avere retro pensieri negativi sulla persona che è Giovanni. Il tifoso purtroppo legge quello che scrivono i giornali, quello che dicono le tv, quindi tante volte non sa la verità di ciò che accade realmente.

Poi c’è un altro motivo. Di Lorenzo è il capitano del Napoli, e il capitano del Napoli non sarà mai uguale ai capitani delle squadre del resto del mondo. La fascia di capitano della SSC Napoli è stata indossata dal più grande calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona. Vogliamo che tutti abbiano un’idea chiara su chi è Giovanni, per poi affrontare con serenità il campionato e non tornare più su quanto accaduto.

Dopo la vittoria dello scudetto, Giovanni si è trovato di fronte a dei cambi radicali. C’è stato un cambio d’allenatore, un cambio dirigenziale. È andato via Giuntoli dopo tanti anni ed è arrivato Meluso. E c’è stato un cambio nel modus operandi, col presidente De Laurentiis molto più vivo nella vita della società.

Nessuno si aspettava di fare un campionato da decimo posto. Pensate che annata difficile deve essere stata per i calciatori. Tutti loro pensavano che a un certo punto sarebbero riusciti a rimettere la squadra in corsa. Invece passava il tempo e le cose peggioravano. Aumentava la frustrazione nei confronti del ragazzo, che si sentiva inerme perché non riusciva a risolvere i problemi. Passando il tempo la situazione è andata sempre peggiorando.

In più, oltre all’aspetto tecnico, Giovanni ha dovuto affrontare tanti altri problemi e si è sostituito un po’ ai dirigenti. Oltre a fare il calciatore ha dovuto prendere parte di tantissimi problemi, non di natura calcistica, ma anche tra la società e la squadra.

Quando un giocatore è solo e deve affrontare col presidente tutti i problemi, si arriva alla disperazione e alla frustrazione, non si ha più la forza di reagire. Tutte queste problematiche si sono protratte fino alla fine del campionato.

Più passavano le domeniche, più diventava pesante la situazione. Nonostante sia arrivato devastato, Giovanni mi ha sempre detto che se fosse arrivato Antonio Conte sarebbe rimasto. Era l’unico allenatore che poteva farlo rimanere. Non perché voleva mollare la barca e il club in una situazione difficile, ma perché aveva paura che un altro tipo di allenatore poteva lasciarli nella stessa situazione.

Conte era l’unico allenatore che gli dava garanzie sotto tutti i punti di vista, anche da quello personale perché non avrebbe affrontato da solo tutti i problemi com’è accaduto l’anno scorso. Nelle mie conversazioni con Manna ho sempre detto che Di Lorenzo sarebbe rimasto solo con l’arrivo di Conte.

Poi ci sono state due o tre situazioni che hanno portato a un determinato seguito. La prima, durante Fiorentina-Napoli: Di Lorenzo è in trasferta, non va a giocare la partita, resta in camera perché non stava benissimo. A fine partita, quando la squadra va a prendere il treno, il pullman passa a prendere Di Lorenzo in albergo, provano a chiamare il ragazzo e non risponde al telefono.

I dottori entrano nella stanza e trovano il ragazzo collassato. È stato un episodio dovuto al tanto stress. Il giorno dopo, invece, si ritrova scritto sui giornali che Di Lorenzo ha finto di star male perché aveva un accordo con la Juventus e non voleva andare alla partita. Non poteva esserci cosa più ingenerosa di questa. Di quella situazione c’è rimasto male perché, nonostante il club sapesse dell’accaduto, nessuno della società ha mai fatto una smentita a quelle voci infondate.

Poi è arrivato il momento di Napoli-Lecce. Non ricordo un capitano che venga sostituito a tre minuti dalla fine in una squadra già contestata per un’annata bruttissima, prendendosi i fischi di 50 mila persone.

Prendersi i fischi individualmente ha un dolore totalmente diverso dai fischi che ti prendi col resto della squadra. È stato un altro episodio angosciante per il ragazzo. Sono convinto che l’episodio di Napoli-Lecce non sia dovuto alla strategia del presidente De Laurentiis, ma è dovuto a un allenatore che ha fatto una roba che neanche nella fantasia più assoluta si può pensare di fare. Una sciagura del signor Calzona. Il presidente non c’entra niente. Ma anche in quell’occasione il ragazzo si sarebbe aspettato che qualcuno spendesse due parole per difenderlo.

Poi, nonostante ci siano state tutte queste cose che l’avevano angosciato, il ragazzo aveva sempre detto che sarebbe rimasto con Conte. All’epoca però non c’era la certezza che sarebbe arrivato Conte: il Napoli stava parlando anche con Gasperini e Italiano.

Infine è arrivata goccia che ha fatto traboccare il vaso. Manna è un mio caro amico, una persona che stimo tantissimo, un ragazzo che sarà al livello di Giuntoli per la grande lungimiranza che ha. Mi dispiace che nei mesi iniziali io sia stato poco collaborativo con lui, mi ha dovuto un po’ sopportare.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando Manna, nel corso dei colloqui individuali fatti con tutti i giocatori, dice a Di Lorenzo che se fosse arrivata un’offerta l’avrebbe presa in considerazione. Ovviamente Manna trasferisce il pensiero del presidente De Laurentiis, che aveva già espresso nella conferenza stampa precedente. Ma quando De Laurentiis lo disse in conferenza a noi non toccarono perché sapevamo che erano generiche, sono cose che si dicono. Quando invece arriva il direttore sportivo., ti parla direttamente e ti dice questa cosa, è chiaro che ha un impatto diverso sul giocatore.

Manna fin dai primi giorni mi aveva detto però che Di Lorenzo era insostituibile e incedibile, facendomi capire che quello di prima era un pensiero del presidente. Da quel momento Giovanni ha cominciato a pensare di andar via.

Il giorno dopo o la sera stessa mi ha espresso la volontà di cambiare aria. Mettetevi nei panni del ragazzo, che fa 99 cose buone e ne sbaglia una, ma si vede trattato in questo modo, moralmente si sente malissimo. Prima di questo campionato Di Lorenzo aveva fatto circa 200 partite col Napoli, senza sbagliarne nessuna. Sentirsi messo in discussione per l’ultima stagione ha fatto male. In più c’è stata una parola detta durante la conferenza di Conte dal presidente, che disse che si era sentito abbandonato a se stesso. E quella è stata la cosa che ha fatto più male.

Qui entro in scena io. Faccio l’agente, devo tutelare l’interesse dei miei giocatori. Non devo piacere ai tifosi o ai giornalisti. Io ho la fortuna di avere la fiducia dei miei giocatori e non posso mai tradirla. Devo fare sempre e solamente gli interessi dei miei calciatori. Questo lo dico in generale per tutti i miei calciatori, ma soprattutto per Di Lorenzo perché rappresenta una parte importante della mia vita professionale.

Uno che viene dal niente come me e si trova ad avere il capitano del Napoli e il terzino della Nazionale, è un pezzo importante della mia carriera. Io cerco di tutelare e difendere i miei giocatori, faccio da parafulmine e lo faccio senza nessun problema perché è uno degli aspetti del mio lavoro.

Poi vado avanti con le mie strategie. Non sono un pazzo che si alza la mattina e non sa cosa fa. Quando faccio delle cose è perché le ho calcolate, ho le mie strategie. A volte queste strategie possono sembrare incoerenti, azzardate, anche da pazzo scatenato. Ma sono le mie strategie, so dove voglio arrivare e come ci voglio arrivare. Non faccio capire niente a nessuno. Chi fa il mio lavoro deve essere anche un po’ bugiardo, non può dire sempre la verità.

Allora faccio una prima intervista in cui dico che Di Lorenzo vuole andare via, che il ciclo è finito, me la prendo anche con Calzona. Dopo tre giorni ne faccio un’altra, ancora più dura, rivendicando sempre gli stessi argomenti. L’ho fatta in modo duro non perché volevo sfidare qualcuno, né il club né i giornalisti né i tifosi. L’ho fatta perché volevo scaturire due cose.

Avendo avuto un impatto mediatico così forte, da parte del club mi sarei aspettato due cose: o che si sarebbe stancato, dicendo davvero che doveva andar via, e a quel punto mi sarei tolto il pensiero. Oppure è che l’avrebbe tenuto a tutti i costi.

Questi sono stati i due punti che volevo toccare. Nel frattempo Conte ancora non c’era, quindi andavo dritto per la mia strada, cercando ancora di scaturire queste cose. Ogni volta che parlavo con Manna infatti dicevo sempre che Di Lorenzo voleva andar via, non parlavo più col presidente che non sentivo dal match col Barcellona.

Poi è arrivato Conte, ma questo non vuol dire che siamo rimasti per via di Conte. Anche col suo arrivo ho continuato a essere pesante, in modo da essere messo alla porta o essere tenuto con gran convinzione. A quel punto entra in scena il mister, Manna mi combina un incontro con lui, che non avevo ancora avuto il piacere di conoscere.

Conte è un campione come allenatore e anche come uomo. È stato lì a sopportarmi. Ho continuato a dire per un’ora che non volevamo sapere niente, che volevamo andare via. Il mister mi ha ascoltato per un’ora. A differenza di ciò che dicono le persone, cioè che Conte ha detto a Di Lorenzo che sarebbe rimasto punto e basta, il mister non si è mai posto così.

E se l’avesse fatto chi mi conosce sa che io non l’avrei mai accettato e sarei andato in guerra fino alla morte. Il mister invece si è posto come un campione, ha capito tutti i nostri pensieri, tutto ciò che era successo. Ci ha dato ragione su determinati aspetti che abbiamo toccato. Non c’è stato quindi un allenatore che ha detto che sarebbe rimasto punto e basta, c’è stato un allenatore che si è affiancato a me e a Di Lorenzo e che ha fatto di tutto per rimettere tutto a posto.

Si è messo per un momento nei panni di un giocatore che in un anno ne ha passate di cotte e di crude, si è affiancato a noi e ha dimostrato coi fatti di volerlo tenere. Affiancandosi a noi ci ha dunque aiutato a capire se era il caso di rimanere veramente.

Ci tengo a sottolinearlo perché questa cosa che si è detta su Conte non mi piace. Non ha detto ‘Resta punto e basta’, ha risolto i problemi con noi. Io ho tirato un po’ la corda anche col mister, per capire se voleva tenerlo con convinzione. Ho parlato tanto con lui, ho avuto due incontri, ci sono andato a cena, ci siamo scambiati tantissimi messaggi. E alla fine sono arrivato alla conclusione che questo era un allenatore che voleva a tutti i costi Di Lorenzo. Allora mi sono tranquillizzato e ho potuto tranquillizzare Giovanni.

Oggi tutti dite che Di Lorenzo aveva fatto tutto alla Juve. Invece io mi ricordo un solo uomo della Juventus che mi chiamava per Di Lorenzo: proprio Manna, quando era alla Juventus, prima che arrivasse Giuntoli. Appurato dunque che sia l’allenatore che il direttore volevano tenere Giovanni, c’era un ultimo ostacolo: capire la volontà della proprietà.

I direttori e gli allenatori possono andar via, il presidente De Laurentiis resta. Allora volevo avere l’ultima certezza. Vado a un appuntamento con lui alla Filmauro, lo rivedo dopo tantissimi mesi. Da Barcellona-Napoli non l’avevo mai più visto né sentito perché anch’io, come i tifosi e i giocatori, provavo una frustrazione nel vedere il Napoli, che non ho mai più visto dopo quella partita di Champions. Ero giù di morale, anch’io ne sono tifoso.

De Laurentiis nell’incontro alla Filmauro è stato carino e gentile come sempre, ha ammesso alcune mancanze avute dal club nei confronti di Giovanni. Anche il presidente a volte ha detto cose che non hanno fatto piacere, ma rendiamoci conto che si tratta di un presidente che prende in mano la situazione dopo Giuntoli e Spalletti, ci mette tutti i soldi che ci deve mettere e si ritrova quei risultati.

Era anche lui dunque frustrato e incavolato, estremamente deluso. Sono sicuro che io al suo posto ne avrei dette di peggio. La delusione dell’anno scorso non è facile da contenere, quindi anche lui va giustificato se ha avuto qualche mancanza nei confronti di Giovanni. In quelle quattro ore lui ha rivendicato queste cose, ma nonostante ciò io dicevo che volevamo andare via da Napoli.

Lo dicevo perché mi mancava l’ultimo gradino per capire se veramente la voglia di tenere Giovanni era tanta da parte del presidente. All’incontro avuto c’era anche l’amministratore delegato Chiavelli, il vice-direttore Sinicropi, persone su cui non ho mai avuto dubbi, volevano Di Lorenzo. I dubbi erano legati solo al presidente. Sono andato via da quell’incontro dicendo che non volevamo rimanere.

Quando vado via, poi, il presidente mi chiama e mi dice se potevamo incontrarci anche il giorno dopo a Napoli. Allora ho capito che anche lui non mollava la presa. Dopo quattro ore di confronto, voleva ancora parlarmi. Ha avuto la pazienza di chiamarmi, di convocarmi al Britannique e siamo stati altre ore a parlare.

Dopo quest’ultimo incontro ho avuto la certezza che il presidente voleva tenere Giovanni a Napoli. A quel punto io dovevo anche fare attenzione a far rimanere sereno il giocatore, che stava giocando l’Europeo. Ho parlato con lui, gli ho spiegato tutto questo percorso di chiacchierate, telefonate, stuzzicate verso l’allenatore e verso il presidente. Gli ho spiegato che alla fine di questa mia strategia c’era la certezza che al Napoli lo volessero tutti, che poteva rimanere tranquillo e sereno lì.

Poi a decidere devono essere sempre i calciatori. Questa scelta era importante per Di Lorenzo, allora gli ho detto che la risposta poteva darmela a fine Europeo. Abbiamo così avuto un momento di stand-by, il mio lavoro era concluso, non dovevo parlare più con nessuno e dovevo solo dare serenità a Giovanni durante l’Europeo per maturare la sua scelta.

Quand’è finito l’Europeo ed è rientrato in Italia, l’ho chiamato e gli ho chiesto cosa avesse deciso. Lui mi ha risposto che aveva deciso di rimanere al Napoli perché non poteva lasciare un ricordo così brutto, quello dell’annata precedente. Quando lui mi ha detto queste cose, io gli ho risposto che secondo me doveva andare via. E l’ho fatto per testare anche la sua convinzione di restare.

Per due giorni gli ho continuato a dire ‘Devi andare via’. E lui in modo sempre deciso mi ha detto ‘Mario, resto a Napoli, punto e basta’. Questa cosa mi ha lasciato sereno perché sapevo che voleva continuare veramente questo percorso al Napoli. Così ho comunicato al club la volontà di rimanere. Di Lorenzo nel frattempo ha avuto dei colloqui con Conte, Manna e anche col presidente al telefono. Si è chiuso così il cerchio.

Voglio chiarire una cosa importante sulla Juventus perché ne ho sentite di cotte e di crude. Io non chiamo un club e propongo Di Lorenzo. Quando faccio quelle interviste le faccio anche per far capire agli altri club che Di Lorenzo è sul mercato. Io non mi sono mai seduto con la Juventus, non ho mai avuto nessun accordo con la Juventus.

La Juventus, come l’Inter e l’Atletico Madrid, mi ha detto che si sarebbero sedute a parlarne con piacere. Non c’è mai stato nessun accordo, anche perché altrimenti poi avrei fatto una brutta figura. Giuntoli è stata una persona correttissima. È un direttore furbo, scaltro, intelligente. Ma non è andato mai oltre alla frase che mi hanno detto anche tutti gli altri: ‘Se il Napoli lo lascia partire io ci sono’. Mi dispiace che si sia creato un polverone su questa cosa della Juventus. Ci tengo a sottolinearlo. Vi posso garantire che Manna ha fatto diverse telefonate a Di Lorenzo, in cui ha ammesso l’errore commesso da lui in quei primi giorni di colloqui individuali. Non ho più nulla da aggiungere”.

Giuffredi, quante bugie ha detto oggi, in questa conferenza stampa?

“No, io le bugie le dico solo in sede di trattativa. Oggi ho espresso la chiarezza più assoluta. Bugie in questa circostanza non ne ho dette. Avrete modo di intervistare De Laurentiis, Manna, Conte, Sinicropi. E tutti loro possono smentirmi e dire se ho detto bugie. Sono sereno, ho detto la verità”.

Sono state poste delle condizioni?

“Giovanni vuole fare il giocatore, non il dirigente come ha fatto lo scorso anno. Vuole fare il calciatore e il capitano. Con i compagni invece non ha posto nessuna condizione, è voluto bene anche dalle pietre, non deve chiarire niente con nessuno”.

Il problema era anche economico?

“Il problema Di Lorenzo non è mai stato economico. Il presidente De Laurentiis ha sempre dimostrato di volergli bene, anche dal punto di vista economico, e l’ha rispettato per quello che valeva”.

Adesso come ricostruirà Di Lorenzo il legame con i tifosi?

“Finora Di Lorenzo non poteva parlare, non è che non voleva parlare. Per parlare del club devi essere autorizzato dal club. A Castel di Sangro Di Lorenzo farà la sua conferenza stampa, esprimerà i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue sensazioni e i tifosi capiranno. E poi c’è un solo modo per ricostruire il rapporto coi tifosi: fare grandi prestazioni e vincere.

Pensate che se non fosse successo tutto questo non sarebbe stato contestato ugualmente se avesse giocato male all’inizio del prossimo campionato? Il rapporto coi tifosi si rimetterà a posto perché sono convinto che tutto verrà chiarito con la conferenza stampa e con le prestazioni durante le partite”.

Il 24 aprile scorso dichiarasti che nessuno dei tuoi assistiti avrebbe lasciato il Napoli

“La gente pensa che quando io parlo o sono uno scemo o parlo tanto per parlare perché sono un chiacchierone, invece io so quando e come devo dire le cose. Il 24 aprile dissi quella cosa e alla fine così sarà. Chi può andare via è  solo Mario Rui perché dopo 7 anni sente la voglia di avvicinarsi a casa sua, ma accadrà solo se ci sarà l’occasione e anche il club lo aiuterà.

Dopo sette anni uno sente la necessità di avvicinarsi alla famiglia. Politano rimarrà, Di Lorenzo rimarrà, Folorunsho rimarrà, Gaetano invece sarà una scelta del mister: se Conte non lo riterrà idoneo noi prenderemo un’altra strada. Mi dispiace che la gente parli prima di vedere la fine del film”.

Criscitiello ha detto che Di Lorenzo avrà un aumento. È vero?

“Criscitiello ha lavorato molto su Di Lorenzo, tutte le sere in trasmissione si parlava di lui. Non posso stare appresso a tutto quello che dice un giornalista. Se Di Lorenzo ha voluto un aumento non dovete chiederlo a me. Io posso dire che assolutamente non è vero. Il presidente ha sempre rispettato Di Lorenzo, l’ho detto prima.

Il presidente vi dirà se è stato un fattore economico o no. Se io ne avessi fatto una questione economica non avrei dovuto dar conto a nessuno, credo che tutti debbano avere rispetto. Personalmente vi dico di chiederlo al presidente se è stato un aspetto economico.

Il presidente ha sempre riconosciuto il valore del ragazzo. Con De Laurentiis non abbiamo mai parlato di soldi. Non abbiamo fatto nessuna richiesta economica, ci premeva chiarire mille altri aspetti che hanno portato Di Lorenzo a una situazione di negatività. Non abbiamo mai affrontato il discorso economico per Giovanni, al massimo per gli altri calciatori”.

Qualche compagno ha chiesto la sua permanenza? Quali club lo hanno cercato?

“La prima squadra che mi ha chiamato è stata l’Inter. Avete aizzato sul discorso Juve, ma c’è stata prima l’Inter che ha Dumfries con un solo anno di contratto e ha chiesto informazioni. Giovanni non s’è mai sentito abbandonato dai compagni. Il gruppo si è scomposto un po’, è normale in una situazione come quella dell’anno scorso, succede in modo naturale perché tutti i calciatori sono presi dalla disperazione e non riescono più a essere compatti. In ogni spogliatoio qualche discussione può esserci sempre, ma nessuno si è comportato male con Di Lorenzo”.

Come sono attualmente i rapporti con la dirigenza?

“Manna è una persona a cui voglio bene. Gli chiedo scusa perché ha passato due mesi non facili con me, non so come abbia fatto a sopportarmi: è stato il numero uno a gestirmi. Con De Laurentiis dico che mi ha sempre reputato uno di famiglia, me l’ha sempre detto. Poi mi ha anche detto che non capisco niente quando si tappa la vena e sono una testa di cazzo, ma i miei rapporti sono buoni.

Mi ha detto stamattina che faccio promesse da marinaio, perché non sono andato a trovarlo a Dimaro. Mi ritiene una persona di famiglia: un altro presidente, per come mi sono comportato, mi avrebbe potuto attaccare pubblicamente, invece non ha mai detto una parola fuori posto. Anzi alla conferenza di Conte ha detto che gli agenti fanno il proprio lavoro.

A litigare possiamo sempre litigare, quando si parla di lavoro, ma lui mi riconosce serietà e sa quanto bene voglio al Napoli. In alcune trattative ho preso commissioni minori, e noi non dimentichiamo cosa ci ha dato De Laurentiis: se i calciatori non fossero arrivati al Napoli, non sarebbero magari diventati importanti ed io pure. Dobbiamo solo ringraziare, ma non vuol dire che non continueremo a discutere, ognuno deve tirare acqua al proprio mulino”.

Di Lorenzo vuole indossare ancora la fascia da capitano?

“L’ho forzato in tutti i modi per non farlo rimanere al Napoli, volevo capire quanto lui volesse rimanere, se dopo due o tre settimane tornava sui suoi passi dopo la decisione presa. Era al 100% convinto di voler rimanere al Napoli”.

Cosa rispondi ai tifosi che sono incazzati con te?

“Sono contento se lo sono, mi dispiacerebbe se fossero incazzati con Di Lorenzo. Io faccio il mio lavoro e mi prendo il bello ed il brutto, i tifosi hanno sempre ragione ma devono comprendere che io faccio il mio lavoro come lo so fare, anche sapendo che possono giudicarmi male. Se non volevo andasse così, avrei fatto altro. Torneranno a volermi bene se Di Lorenzo, Folorunsho e gli altri faranno belle prestazioni”.

Folorunsho rinnova?

“Abbiamo trovato un accordo, quando arriverà in ritiro firmerà i contratti ed il Napoli annuncerà il rinnovo”.

Adesso Di Lorenzo è felice?

“Di Lorenzo ed io siamo felici, convinti e sereni di aver fatto la scelta giusta”.

Perché la conferenza stampa è slittata?

“La conferenza stampa era slittata perché volevo annunciare il rinnovo di Folorunsho. In quel momento dissi che era in corso una trattativa perché non era del tutto definito e non potevo dire molto altro. Io non ho studiato, ma ho la laurea in marciapiedologia”.

Come sono i rapporti con Conte?

“Ho avuto 3-4 incontri con lui, non c’è una parola o un argomento in cui io non concordassi. Sposo in pieno tutto, i miei rapporti sono bellissimi, si è dimostrato un campione d’umiltà. Mi ha fatto sfogare per un’ora, poi si è messo affianco a risolvere i problemi. Poi magari se non fa giocare un giocatore mi incazzo, ma i rapporti sono bellissimi e gli auguro un grande campionato”.

Cosa hai provato quando hai visto lo striscione nei tuoi confronti

“Mi ha fatto male per un motivo, i tifosi non sanno la verità ed io dovevo sopportare una situazione che i tifosi non conoscevano. Lo striscione della Curva A l’ho preso come un grande atto d’amore verso Di Lorenzo, sono stato visto come il cattivo che voleva portare via loro una persona cara. Lì mi è scattata l’idea che volessero tenerlo, era peggio se l’avessero fatto per lui. Due giorni dopo mi sono visto con la Curva A, da persone intelligenti hanno capito la professione che svolgo. È stato un atto d’amore per Giovanni”.

Cosa ti aspetti da questa annata

“Vedo un Napoli agguerrito che cura i particolari, insieme a De Laurentiis e Chiavelli ci sono figure come Manna e Sinicropi che curano ogni minimo particolare. Quando lo fai con attenzione, ti puoi aspettare solo una grande annata. Non mi aspetto lo scudetto, ma una annata tra le prime quattro e poi l’appetito vien mangiando. Sono molto ottimista”.

In quale posizione giocherà?

“Se Conte non fosse arrivato, non saremmo rimasti a Napoli. Anche De Laurentiis mi ha detto che con un altro allenatore si potevano avere dubbi, con Conte no. Sulla posizione in campo mi limito a fare il mio lavoro, sono cose del mister in cui non entro”.

Sei ingombrante come procuratore?

“Il mondo sta cambiando, non possiamo essere attaccati al passato: vuoi o non vuoi, fare il procuratore oggi subentra la comunicazione che è fondamentale. Mi hanno detto una cosa che mi ha fatto piacere, mi ha fatto i complimenti per come era stata gestita la situazione nell’insieme.

Con me i calciatori sanno che mi metto davanti a loro, faccio da scudo e parafulmine per lasciarli sereni e tranquilli. Io so sempre ciò che faccio, un agente ingombrante è quello che il calciatore vede dubbioso in ciò che fa e nelle scelte che prende. Io cerco di trasferire sempre grandi certezze, mai debolezze o incertezze anche se qualche volta posso averli. Se trasferisco certezze, io come agente non sono mai ingombrante”

Sulle questioni personali di Giovanni di cui si è parlato in queste settimane

“Passiamo avanti, inutile sprecare altri secondi. So a cosa ci si riferisce, ma è stata già smentita dai fatti. Chiacchiere, domande, inciuci”.

Quanto potrà incidere Di Lorenzo da zero a dieci?

Undici, non pensate che non sappia il tipo di campionato che ha fatto. Ha il dente avvelenato, ha il sangue agli occhi, sa cosa hanno pensato di lui dopo l’annata scorsa. Sono convinto che da zero a dieci inciderà undici, farà il campionato più bello della sua carriera”.

La pelota no se mancha.