La stagione 2025/26 rappresenta una pietra miliare per la SSC Napoli: è il quinto anno in cui il club produce autonomamente le proprie divise da gioco e la linea di abbigliamento.
Un’idea nata da un’intuizione che sembrava visionaria, ma che oggi è una realtà consolidata. A guidare il progetto, Valentina De Laurentiis, che inaugura la rubrica Inside SSC Napoli raccontando com’è nato e dove sta andando questo percorso innovativo.
Valentina, tutto è partito da un’idea ambiziosa. Com’è nato il progetto dell’autoproduzione?
«È stato mio padre ad avere l’intuizione. Una sfida che sembrava impossibile, ma che ho colto al volo. Oggi, dopo cinque stagioni, possiamo dire di aver vinto: il fatturato è quintuplicato e il progetto è diventato un esempio di successo.
È merito di un grande lavoro di squadra, di un team che vive ogni giorno al fianco mio e del Napoli. Non è stato facile, ma i risultati parlano da soli.»
In cosa consiste esattamente il processo di autoproduzione?
«Si parte sempre dalla creatività. Lavoriamo a stretto contatto con l’ufficio stile di Armani per trasformare le idee in bozzetti, poi in prototipi e infine in capi pronti alla distribuzione.
I nostri tempi sono rapidissimi: in media riusciamo a fare in 3-4 mesi quello che uno sponsor tecnico tradizionale realizza in un anno e mezzo. Questo ci consente di essere sempre aggiornati e in linea con i trend del momento.»
Il vero cambio di passo sembra essere stato stilistico.
«Esatto. Abbiamo puntato sull’eleganza, supportati da un processo di rebranding che ha introdotto una nuova identità visiva.
Collaborare con Giorgio Armani è un privilegio: siamo l’unico club al mondo con una sinergia così stretta con un’icona della moda. La nostra estetica unisce la sobrietà e il rigore del design milanese con l’anima creativa e teatrale di Napoli.»
Il legame con la città, però, resta il centro di tutto.
«Assolutamente. Ogni collezione nasce da un’idea legata alla napoletanità, oggi un brand globale. Le nostre campagne sono un omaggio continuo alla città: dai set fotografici nei luoghi più suggestivi e poco noti, alla maglia away 25/26 che rappresenta la nostra identità rinnovata.
Napoli non è solo sfondo: è protagonista. Mi sento al suo servizio. Raccontarne la bellezza è per me una missione.»
E quest’anno c’è anche una novità importante: la linea donna.
«Era un progetto che avevo nel cuore da tempo. Questa linea non nasce per seguire una moda, ma per trasmettere un messaggio profondo: “Nun t’aggiustà pe’ piacere” è un invito alla libertà, all’autenticità.
Non dobbiamo brillare per forza per piacere agli altri. Io credo nelle donne che bruciano, che portano la luce del proprio fuoco interiore. È una collezione per tutte quelle che hanno imparato a non nascondersi più.»
In ogni grande progetto, però, non mancano le difficoltà…
«È vero. La nostra business unit merchandising è ancora una start-up, e come tutte le realtà giovani affronta sfide quotidiane: produzione, logistica, imprevisti di ogni tipo. E sì, anche errori.
Come il refuso presente nel logo di autenticità delle maglie: è diventato virale, ma ho scelto di non correggerlo. L’errore fa parte del percorso. È un’occasione per insegnare che chi lavora può sbagliare, e che rialzarsi è più importante di non cadere mai.»
Un po’ come Napoli, che non si arrende mai.
«Esattamente. La città lo insegna da sempre: “Nu’ mmore, è vviva… ancora.” Ed è questo spirito che vogliamo continuare a portare in ogni nostro prodotto, in ogni messaggio. Perché vestire il Napoli non è solo una questione di stile, ma di cuore.»