Antonio Conte in conferenza stampa dopo PSV-Napoli
Con chi ce l’ha Antonio Conte? È la domanda che si pongono in tanti, sicuramente tutti i tifosi del Napoli, dopo lo sfogo di ieri sera in virtù del pesantissimo 6-2 contro il PSV Eindhoven. Il tecnico ha parlato perfino di “situazioni spudorate”, dunque alla luce del sole. Così evidenti che però quasi nessuno nota, un po’ come la lezione di Edgar Allan Poe ne La lettera rubata.
Il primo pensiero va allo spogliatoio ed a presunti giocatori scontenti. Don Antonio ha parlato di alchimia da ritrovare aggiungendo che “L’anno scorso abbiamo vinto un campionato straordinario con pochissimi giocatori dove tutti sono andati oltre i propri limiti. È inevitabile che quest’anno, per giocare in Europa, abbiamo dovuto inserire tanti giocatori, secondo me troppi”.
Troppi calciatori per cosa? Le risposte possono essere diverse, ma quella giusta la conosce soltanto Conte, al netto del fatto che avere 22 (potenziali) titolari è condizione primaria per essere competitivi sia in campionato che in Europa, visti anche i problemi dello scorso anno quando il Napoli giocava una sola competizione.
Tuttavia l’allenatore parla anche di tornare ad avere come obiettivo “il bene del Napoli” e non “il bene del singolo”, ossia il collettivo al posto dell’individualità. Tra i tifosi serpeggia insistente il nome di Lang, soprattutto dopo la palesata insoddisfazione ai microfoni olandesi nel commentare la sconfitta. Noa, che il giorno precedente era stato difeso da Conte, il quale ne aveva elogiato l’impegno aggiungendo che presto avrebbe giocato da titolare, a Ziggo Sport ha detto che il Napoli “è stato semplicemente surclassato”.
Molto emblematico è ciò che l’attaccante ha detto però in merito allo scarso minutaggio: “Meglio che non dica nulla. Penso che ogni calciatore voglia giocare, no? Credo che questo dica tutto. Sto facendo di tutto per giocare da titolare, mi alleno duramente, ma è meglio che non dica nulla“. Ed al giornalista che sottolinea come si stia mordendo un po’ la lingua: “Sì, un po’. Non ho altra scelta. Ho firmato un contratto qui, quindi devo accettare la situazione così com’è. Non ho altra opzione”. Infine, con Conte “ho parlato una sola volta”.
Conoscendo un poco Conte, le parole di Lang sicuramente non gli avranno fatto piacere, ma da qui a far passare l’olandese per il capro espiatorio ne passa. È possibile tuttavia che possa essere la punta dell’iceberg, a suggerirlo tra le righe potrebbero essere proprio le dichiarazioni del tecnico messe in fila: troppi nuovi giocatori, individualismi, bagno di umiltà. Lang, che nel ritiro sostenne che “il tifoso viene per vedermi giocare”, forse ne ha poca, ma più probabilmente è solo il suo personaggio che parla così.
Realmente significativo è però il passaggio sui venditori di fumo, quelli che prendono Napoli e napoletani “per il cu**”. Una piazza a cui bisogna sempre “dire la verità”. L’attacco ad un certo sistema di informazione misto a commentatori è piuttosto evidente, il quale ha eretto i partenopei non a strafavoriti, ma praticamente a sicuri vincitori del campionato, a dispetto della lettura di Conte che ormai è arcinota: quello dell’anno scorso è stato un miracolo sportivo raggiunto oltre i propri limiti, mentre quest’anno con l’Europa, tanti calciatori nuovi ed il peso dello scudetto sul petto non è scontato poter essere in grado di lottare per bissare il tricolore. Commenti amplificati dai megafoni di giornali e televisioni: appunto così palesi da passare inosservati.
Figuriamoci fare un cammino sensazionale in Champions, o addirittura vincerla, come qualcuno si è azzardato a dire. Ammettendo che siano queste le situazioni spudorate assume senso anche il contorno, in particolar modo il riferimento alla piazza napoletana che tende ad esaltarsi troppo facilmente. E quando si sale troppo, poi la caduta fa più male.