Cultura

Pommarobot, la prima pentola al mondo comandata da uno smartphone è campana

Quando ingegneria e creatività si incontrano in una giovane mente laboriosa, nascono nuove tecnologie ma anche nuove storie: narrazioni fantastiche di oggetti casalinghi che si ribellano della schiavitù domestica e decidono di viaggiare. Questa è la storia di Pommarobot, un’invenzione di un giovane ingegnere di Mondragone, arrivata negli ultimi giorni a Bruxelles, al Makerstown europeo, in cui makers e artigiani tecnologici mostrano i loro progetti realizzati con le nuove tecnologie, con l’innovazione digitale, ma anche con una buona dose di arte creativa.

E di arte si tratta quando si parla di Pommarobot, nato per la tesi di laurea in ingegneria di Nino Gaetano Saurio, presso la Federico II di Napoli. Gli ingredienti sono pochi: una pentola classica per cuocere il ragù, uno smartphone e delle ruote.

Si sarebbe potuto usare una stampa 3D al posto della pentola, per creare il mini robot ribelle, ma il legame poetico di Saurio con la cultura del sud ha voluto che proprio un pentolone retrò diventasse protagonista della storia digitale. “Ho usato una pentola riciclabile, tradizionale, che richiamasse il Sud”, dichiara il giovane ingegnere a Il Corriere del Mezzogiorno, spiegando, inoltre, i diversi utilizzi che la sua invenzione potrebbe avere. Essendo governato cerebralmente da uno smartphone, il Pommarobot, può essere usato adoperando le tecnologie già interne al telefono, a scelta di chi ne fa uso. Dal controllo ambientale, al monitoraggio allo scambio relazionale tra figli e padre, quando quest’ultimo è a lavoro e intende comunque comunicare coi figli che lo aspettano a casa.

All’esordio della creazione, numerose testate giornalistiche scrissero dell’innovativa invenzione del giovane mondragonese, che da una tesi di laurea, arrivò ad esporre il progetto nelle più importanti manifestazioni digitali, fino ad atterrare in Tv, a “i fatti vostri”  di Giancarlo Magalli ed ora al Makerstown europeo, tappa decisamente di centralità internazionale.

Pare proprio che la Campania e, nello specifico, alcune zone del casertano non siano solo illuminate dai fuochi e dalla terra che brucia attorno, ma anche da eccellenze creative e professionali. Un’eccellenza che, in questo caso, ha portato un pezzo della propria cultura nella culla dell’ingegneria innovativa e ha fatto partecipare, attivamente, la tradizione al futuro.